Caro Furio. Lettere di Luciano Bianciardi a Furio Cavallini pittore
«A Milano lo chiamavano Piombino. È un orso scontroso che contesta spietato le cifre della grande industria culturale», così scriveva il pittore Manfredo Lombardi (1927-2021) del suo amico Furio Cavallini, in occasione della presentazione di una sua mostra personale alla Galleria Comunale Paride Pascucci a Grosseto nel marzo 1966. Erano amici, Furio e Manfredo e si frequentavano anche con le loro famiglie. L'orso piombinese, così Lombardi definiva Furio, uno spirito scontroso, ipercritico, un maremmano di costa ostile all'industria culturale del miracolo economico. Come un altro suo amico, lo scrittore Luciano Bianciardi, ormai famoso in tutta Italia. Furio arrivò a Milano agli inizi del miracolo economico, affascinato dalla grande città, così piena di stimoli: Bianciardi fu attratto dalla sua atipicità, dal suo essere maremmano e operaio, dal fatto che avesse vissuto da ragazzo la vita nei boschi, accanto a boscaioli e a carbonai, nel paese di Riparbella (paese di origine della famiglia), di essere cioè un testimone diretto e sincero di quell'ambiente che lui aveva lasciato in Maremma per venire a lavorare nella grande industria culturale a Milano.
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Anno edizione:2025
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