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Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici.
«Un'opera carnevalesca che va al di là di ogni canone, ha uno stile deflagrante che confonde i sensi e ha la capacità di destabilizzare il lettore mescolando vero e falso, reale e onirico.» – La Lettura
«Uno degli esemplari più interessanti e riusciti di letteratura ergodica, ovvero di quella letteratura che richiede al lettore uno sforzo maggiore e che consente allo scrittore di intervenire graficamente sul testo in funzione di personaggi e trama (note fitte, parole in colori diversi, font differenti e via dicendo).» – Tiziana Lo Porto, Il Venerdì
«Una delle narrazioni più ardite degli ultimi anni» – Robinson
«Questo romanzo diabolicamente brillante è impossibile da ignorare, metter giù o anche decidersi a finirlo. Se ne comprate una copia potreste persino trovarmi fra le sue pagine, ridotto in miniatura come Vincent Prize ne La Mosca, intrappolato per sempre nella rete delle sue maligne, bellissime pagine.» – Jonatham Lethem
Quando la prima edizione di Casa di foglie iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.Oggi non voglio consigliarvi un libro ma un'esperienza. Sì lo so che vi piace tanto leggere, quindi vi proporrò un'esperienza da vivere attraverso un libro particolare: "Casa di foglie" di Mark Z. Danielewski, un libro ristampato nel 2019 dalla 66thand2nd, dopo essere rimasto fuori catalogo per qualche anno. È un libro che appartiene al genere della letteratura ergodica, cioè chiede al lettore uno sforzo attivo per riuscire a capire il testo e questo è parte integrante della storia. Vi spiego: si legge sempre da sinistra verso destra, ma qualche volta anche da destra verso sinistra, dal basso verso l'alto utilizzando uno specchio, oppure andando a ricercare le note nascoste tra le pagine. È una caccia al tesoro in cui il tesoro è il testo, che nel caso di "Casa di foglie" è una storia horror. Racconta di un misterioso manoscritto su un documentario girato in una misteriosa casa, le cui misteriose dimensioni sembrano variare all'infinito, in un luogo buio e freddo e dove si sente qualcosa che ringhia, una sorta di labirinto claustrofobico narrato con una scrittura labirintica e claustrofobica. Io ho avuto paura!
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Si sa, l’obiettivo principale della letteratura ergodica è mettere in difficoltà il lettore. Questo romanzo più che ogni altro ci riesce alla grande; sia per la sua impostazione editoriale, sia per la trama. Un racconto contorto, complesso e dalle premesse accattivanti, che finisce però per districarsi in svariati filoni narrativi che si dilungano oscurando il più interessante di tutti: il mistero di questa casa. Se ci si focalizza solo su quest’ultimo vale la pena leggerlo, altrimenti risulta essere un esercizio di stile sicuramente unico nel suo genere, ma troppo diluito.
Sicuramente è il libro più strano mai letto in vita mia. È abbastanza pesante soprattutto perché è lunghissimo e per la maggior parte sembra di star lèggendo veramente il nulla, ma proprio per questo è geniale. Non ho fatto altro che pensare a come possa venir in mente una cosa del genere
Penso che non ci siano parole per descrivere la maestosità di Danielewsky. Ha una capacità di lasciare incollato il lettore fino alla fine della lettura, soprattutto grazie ai suoi aneddoti di scrittura, che rende tutto più misterioso. Consiglio la lettura (possibilmente in un luogo lontano da distrazioni, altrimenti non si riuscirebbe a carpirne la trama nella sua interezza).
Recensioni
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