In poche pagine la giornalista de "Il Gazzettino" Tina Merlin condensa storie e aneddoti dalla sua nascita fino ai giorni della liberazione nell'aprile del 1945. Stralci di vita ordinaria, (scene di vita famigliare, il rapporto con i genitori e i fratelli, le abitudini quotidiane e la vita in paese) si accompagnano a stralci di vita straordinaria, a partire dall'entrata in guerra e, successivamente, con l'arruolamento come staffetta partigiana. A fare da cornice alle vicende ci sono la casa sulla Marteniga (torrente), il paese di Trichiana, Dussoi (Limana), dove avrà luogo per lei un fatto molto doloroso, e Belluno. Una lettura coinvolgente per chiunque e che credo possa emozionare in particolar modo chi conosce e ha respirato l'aria dei luoghi dove sono ambientate le vicende.
La casa sulla Marteniga
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Autore:
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Anno edizione:2008
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Alessia 11 gennaio 2025
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And 30 dicembre 2024
Libro bellissimo, che meriterebbe di entrare a pieno titolo tra i nostri classici del Novecento. Una rappresentazione schietta, viva e ben scritta della storia familiare dell'autrice e, con questa, del mondo contadino veneto nella prima metà del Novecento, con le sue durezze e le fatiche quotidiane, fino ai drammi e ai dolori - tremendi per la famiglia Merlin - della seconda guerra mondiale, durante la quale la giovane, sulla scia di un fratello e mossa da un vivo e giustificato sentimento di riscatto personale, abbraccerà la causa della resistenza. Bellissimi e commoventi i dialoghi e i confronti tra Tina Merlin e la madre, fino al dopoguerra, con quest'ultima ormai anziana e piegata dai grandi dolori familiari, oltre che dal peso di una vita di dure fatiche e privazioni: due generazioni a confronto, con visioni del mondo e della vita molto diverse, ma al tempo stesso unite da un intenso legame di affetto, oltre e al di là di gesti e parole (che in quel mondo e a quei tempi, si sa, erano estremamente parchi e misurati). Da leggere!
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Renzo 05 settembre 2022Una lettura sorprendentemente piacevole
La lettura di questo libro è stata determinata dalla mia curiosità di sapere come scrivesse Tina Merlin e diciamo che non avevo grandi aspettative, perché ero convinto che fosse una semplice cronaca di quella che è stata la vita dell’autore fino alla fine della seconda guerra mondiale. Pagina dopo pagina ho dovuto invece riscontrare con vero piacere che mi sbagliavo, perché La casa sulla Marteniga mi ha rivelato una scrittrice di grande valore, capace di narrare della propria vita con sincerità, in modo semplice ma efficace, e di sondare l’animo umano con una capacità senz’altro invidiabile. Un altro pregio è dato dal fatto che, nonostante la militanza politica, questa non si avverte mai, senza dimenticare che, seppur bocciata in quinta elementare, per poi abbandonare la scuola e andare subito a servizio presso famiglie milanesi, ha uno stile gradevole e fa un uso corretto della lingua italiana, qualità che impreziosiscono ancor più quest’opera, pubblicata solo dopo la sua morte. La casa sulla Marteniga piacque tanto a Mario Rigoni Stern, che ne curò una breve presentazione, e se si considerano i temi di cui scrisse l’autore asiaghese è del tutto comprensibile; infatti in Tina Merlin ritroviamo lo stesso stupore per la natura, le riflessioni sui fatti del mondo - in particolare nei colloqui con la madre alla fine di ogni capitolo -, tutti argomenti cari a Rigoni Stern. In queste pagine non c’è altro che la vita, dura e all’apparenza senza speranza di un ceto povero, come quello contadino, in un’epoca in cui ancora esisteva quella civiltà contadina di cui tanto ha ben narrato Ferdinando Camon. La Marteniga è un torrente che bagna parte dei confini della piccola proprietà dei Merlin ed è come una linea di confine che divide i poveri del contado dagli agiati del vicino paese, una barriera che Tina vuole superare per rivendicare la sua dignità di essere umano alla ricerca della realizzazione di un mondo più giusto e più equo.
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