Ricostruzione precisa e contestualizzata di una travagliata vicenda giudiziaria che ha letteralmente sconvolto l'opinione pubblica degli anni Ottanta. Questi in sintesi i fatti salienti: Enzo Tortora, noto giornalista nonché apprezzato conduttore televisivo, purtroppo accusato (ingiustamente, come dimostrato solo in seguito) di reati gravi, viene arrestato il 17 giugno 1983 e, dopo alcuni mesi di reclusione ed altri di domiciliari, è condannato a dieci anni di carcere; tuttavia, appurata la sua innocenza, è poi definitivamente assolto il 15 settembre 1986. Da un lato la gratificazione per il trionfo della verità, dall'altro gravi ed irreversibili danni all'immagine e alla salute. Enzo Tortora muore nel 1988. Il lavoro di Luca Steffenoni si concretizza in una meticolosa e fedele esposizione degli elementi relativi all' eclatante e controverso "caso" ( emerso nell'ambito di una maxi-inchiesta) che ebbe subito vaste ripercussioni non solo perché scosse le coscienze dei singoli Italiani, schierati tra colpevolisti ed innocentisti, ma soprattutto perché pose ufficialmente seri interrogativi sul funzionamento delle attività processuali, sul potere dei magistrati, sull'attendibilità degli accusatori (anche in considerazione del loro "curriculum" ), sul fenomeno crescente del pentitismo nel frastagliato panorama criminale e terroristico che lo Stato si impegnava a contrastare. L' autore indaga anche su alcune dinamiche all'interno della politicizzata RAI, evidenzia il ruolo e le eventuali responsabilità della stampa, ricorda finanche la solidarietà di tanta gente comune e la richiesta di garantismo da parte di intellettuali di spicco; svolge un' accurata ricerca con la volontà di distinguere i dati oggettivi dalle strumentalizzazioni e sottolinea al contempo l' eccezionale dignità morale dell'indagato durante tutta la sua sconcertante disavventura.
In un’Italia in cui la realtà supera sempre la fantasia, questo è il racconto spietato di come eravamo e di come purtroppo siamo.
Il caso Tortora nasce molto prima dell’arresto del presentatore e interseca le faide che si susseguono a fine anni Settanta, il brigatismo rosso, il rapimento dell’assessore Cirillo, la lottizzazione Rai, l’uso strumentale dei pentiti. E ancora, la tentazione di alcune aree dello Stato a coltivare trattative inconfessabili, la lotta alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, gli eterni umori giustizialisti del popolo italiano. Questo libro prende le mosse dalla fine del 1977, un momento decisivo per capire come, ben sei anni dopo, dal mazzo degli arrestabili sia stata estratta la carta di Tortora. Non si tratta di un errore giudiziario. Una tragedia tipicamente italiana, una commedia dell’assurdo interpretata da turpi assassini, pericolosi psicopatici, spacciatori che si fingono padrini, nani, ballerine, mitomani, camorristi, terroristi, leader politici e, nel ruolo di special guest, un sistema giudiziario che a trent’anni di distanza ancora si autoassolve.
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Anno edizione:2018
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Romana Giaffei 21 settembre 2019
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