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A ciambra (DVD) di Jonas Carpignano - DVD
A ciambra (DVD) di Jonas Carpignano - DVD - 2

Descrizione


Crescere in fretta

Seguendo la quotidianità del quattordicenne Pio, Jonas Carpignano ritrae la Ciambra, luogo in cui vive una comunità rom stanziale di Gioia Tauro, in Calabria

«Un film eccellente e soprattutto molto originale»Internazionale

«Un film totalmente rivoluzionario»Cinematografo

«Indomito, coraggioso, sorprendente»Best Movie

«Il manifesto di un cinema che si reinventa»Il fatto quotidiano

Nella Ciambra, una piccola comunità rom nei pressi di Gioia Tauro, Pio quattordici anni, cerca di crescere più in fretta possibile, segue ovunque suo fratello Cosimo, imparando il necessario per sopravvivere sulle strade della sua città. Quando Cosimo scompare le cose per Pio iniziano a mettersi male, dovrà dimostrare di essere in grado di assumere il ruolo di suo fratello e decidere se è veramente pronto a diventare uomo.

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Dettagli

Italia; Francia; Germania
2017
DVD
8031179950782
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Premi

    David di Donatello 2018: Miglior regista: Jonas Carpignano
    Miglior montaggio: Affonso Gonçalves

Informazioni aggiuntive

Eagle Pictures, 2017
Eagle Pictures
114 min
Italiano (Dolby Digital 5.1)
1.85:1 16:9 Wide Screen
Trailer - A Ciambra, il corto - Scene tagliate - A Ciambra, l'altra faccia della storia - Dalla Ciambra a Cannes

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Dopo averci raccontato in Mediterranea l'immigrazione africana a Rosarno, Jonas Carpignano torna sul "luogo del delitto" partendo da acuni personaggi presenti in quel film. In questo film, il regista italo-americano ci fornisce un ritratto preciso e puntuale del volto autodistruttivo della comunità romani in Calabria. Il taglio cronachistico funziona, specie la scelta di vivere vicinissimo al protagonista le sue peripezie nei bassifondi di Gioia Tauro. Ancora nessuno è riuscito raccontare davvero la comunità romani in tutte le sue contraddizioni (ovvero quella di essere italiani che non si sentono italiani), Carpignano ha il merito di averci provato e di esserci andato davvero molto vicino.

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Claudio  Ricciardi
Recensioni: 5/5

A CIAMBRA film di Jonas Carpignano Recensione di Claudio Ricciardi La relazione dello spettatore con l’evento filmico si determina generalmente con un processo di identificazione, le cui conseguenze sono che spesso lo spettatore si trova ha provare una sensazione di benessere e di soddisfazione o alternativamente uno stato di “pugno allo stomaco”, un senso di frustrazione e nel peggiore dei casi a doversi portare addosso per giorni spiacevoli sensazioni. Il regista certamente utilizza questo processo più o meno consapevolmente, perché vuole dare allo spettatore qualcosa, non che lo informi, ma che colpisca interiormente le sue emozioni, la sua partecipazione o che semplicemente lo diverta. Al contrario molto spesso accade che ti conduca a dimensioni paralizzanti, non evolutive, disperate o addirittura patologiche. Ora nel film A CIAMBRA di Jonas Carpignano, vediamo un piccolo mondo nella sua complessità: una comunità di rom provenienti dalla Romania e stanziatisi a Gioia Tauro in Calabria in un comprensorio chiamato appunto “A Ciambra”. (Un recente articolo sul Venerdì di Repubblica del 24/11/17, ne descrive a parole le condizioni). Il film è’ una dura formazione-iniziazione di un adolescente maschio che cresce in una comunità piuttosto violenta e che deve inserirsi nel mondo degli adulti. Attraverso prima l’autonomia di procurare soldi che porta alla nonna, poi con la sostituzione degli adulti assenti perché arrestati dalla polizia e infine con la sessualità per la prima volta, Pio, così il nome del protagonista, entra nel mondo degli adulti. Alle spalle anche la figura “positiva”(?) del nonno che gli dice: “una volta eravamo per la strada, eravamo liberi senza padroni, non dovevamo niente a nessuno ed ora siamo qua. Ricordati siamo noi contro il mondo”. Questo il quadro in cui vive Pio e nel quale deve imparare a sopravvivere. Un adolescente ben interpretato da un attore non professionista che realmente vive la sua vita nello schermo. Ma come sempre non è mai la realtà vera che vediamo, ma è il regista che guida e fa vedere, come vuole, ciò che vuole, per rappresentare la sua visione di quel mondo. Nello sviluppo della storia che ci viene raccontata, Pio ha un amico nella comunità nera, che insieme alla comunità degli italiani, “la ndrangheta calabrese”, rappresenta tutto ciò che il suo mondo gli offre. Le scelte che fa sono espressione della sua, seppur breve, esperienza in quel mondo in cui lo vediamo rinchiuso. La realtà in cui vive Pio è violenta, ed è imposta a chiunque ne faccia parte, come se non sopportassero l’essere differenti. Viene spinto al furto, al tradimento, alla negazione di se stesso. Il giovane adolescente vede, vede molte cose che non gli piacciono e con dolore sente il tradimento che deve fare all’amico della comunità nera, ma lo accetta come fosse un pagamento da fare per poter avere riconoscimento e considerazione. Si violenta e si nega una dimensione di libertà e di identità. Non ha la capacità di opporsi? Non ha la capacità di trasformarsi, di cambiare gli schemi del sistema-mondo che lo circonda? Sembra che il regista dica di si, sembra che il regista ci mostri che quel mondo impedisce a chiunque di uscire e cambiare le sue possibilità. Non ci sono alternative. Nonostante il film sia molto bello, il suo finale non mi piace. E’ una condanna senza speranza. Al contrario si ha sempre la possibilità di opporsi, di separarsi da un mondo, da un rapporto, da una condizione che ci opprime e ci impedisce di vivere per come siamo. “Mi sono spaccato la schiena per vent’anni. Sono riuscito a far diplomare sette figli, cinque maschi e due femmine….ho passato venti anni qui, ma appena ho potuto, la mia famiglia l’ho portata via”, così dichiara Armando della stessa comunità di Pio, intervistato da Alessia Candito nell’articolo sul Venerdì di Repubblica, “non vogliamo dover stare con chi non vuole cambiare”. Ecco come la dinamica del ghetto, della costrizione trova una sua differente espressione. Purtroppo nel film di Carpignano non c’è traccia di questo. E’ stata fatta una scelta “ideologica” (?) che non ha voluto vedere che esiste la resistenza, come è stato nella storia, al fascismo. I neri negli USA si sono opposti ad una violenta politica di segregazione e ne sono usciti in gran parte. Molti eretici si sono lasciti trucidare e bruciare vivi per difendere la loro identità. Molti si sono liberati ed hanno aperto le porte alla liberazione degli altri. Peccato che Carpignano non abbia visto questa possibilità in nessuna immagine ed in nessun personaggio del suo film. Eppure qualcuno c’è stato che lo ha fatto e ci è anche riuscito. “Ricordati siamo noi contro il mondo”, anche il nonno chiude ogni porta. Non si può opporre agli altri solo la libertà di poter andare liberi sui carri e sui cavalli, immagine molto romantica del nonno da giovane che accarezza il suo cavallo unica espressione del suo andare ovunque in giro per il mondo. Sembra una negazione molto grave delle possibilità umane di essere liberi dalle oppressioni interne ed esterne e, seppure chiusi in un carcere per lunghi anni come Gramsci, non vivere da schiavi. (Claudio Ricciardi)

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