Terzo libro della serie dedicata al nostro ormai ortopedico di fiducia, Dottor Roversi che, se lo sentiva fin dall’inizio, quel turno di notte sarebbe stato ostico. Infatti, il suo fiuto non sbaglia, non se ne infila una per il verso giusto. Rimane persino bloccato in ascensore! (nota personale, impegnativo il lavoro dell’ascensorista, di notte a liberare intrappolati in cabina) A completare il quadro nefasto, arriva al pronto soccorso un motociclista gravemente ustionato che deve essere trasferito al più presto all’ospedale di Verona. Durante il viaggio in ambulanza, a tempo di record nonostante la fitta nebbia, il ragazzo sussurra le sue ultime faticose parole prima di morire: portafogli e un nome femminile, Sandra. Due parole capaci di scatenare la curiosità di Roversi e che danno il via ad una nuova, intrigante e intricata avventura pregna di arte e di storia che ci porta sulle colline toscane. L’alternanza dei capitoli fra passato e presente è azzeccata e accompagna il lettore per tutta la trama, sulle tracce di un prezioso tabernacolo del 1400. La meraviglia di questo libro è la celebrazione dell’amore, attraverso stuzzicanti e briosi siparietti amorosi. Sublimi quelli del passato: la storia d’amore fra Ranuccio, talentuoso artista a bottega del Masaccio, e Bernarda, maliziosa fanciulla in erbe, è piccante e innocente nello stesso tempo. La purezza supera l’audacia e la nascita di un sentimento profondo fa sì che le scene osé non siano mai sgradevoli. Anche il nostro DOC è attratto dalla bellezza, cede al fascino femminile sempre con galanteria e rispetto.
