Il Cognato e il Mio Amico Birichino

In questa raccolta, Manuel García racconta uomini veri: maschi ruvidi, spigolosi, sudati di vita quotidiana. Uomini che stringono i denti, che parlano poco, ma che dicono tutto con uno sguardo troppo lungo, un gesto sfuggente, una vicinanza che non lascia scampo. È un erotismo che nasce dallo scontro e dalla sfida: corpi che si avvicinano per sbaglio e non riescono più a separarsi. Storie virili, dirette, dove il desiderio non chiede permesso. Il racconto che dà il titolo al libro esplode in una notte qualsiasi, tra musica alta, vicini infuriati e un cognato bello come un problema. Guilherme è arrogante, tossico, impossibile da ignorare: un corpo potente, tatuaggi sparsi sul petto, bermuda che scendono troppo, uno sguardo che può ferire o incendiare. E sotto quell’arroganza, qualcosa di più pericoloso ancora: la consapevolezza di essere desiderato. Dalla soglia, lo guardavo muoversi tra le auto come un animale nervoso. La luce dei fanali gli tagliava il torace, le vene sulle braccia, il tatuaggio che scivolava sulla pelle scura. Si voltò un attimo. Quel mezzo sorriso mi colpì come un pugno allo stomaco: sapeva di essere osservato, e non gli dispiaceva affatto. Dietro la porta chiusa, tra un amico che aspetta e un uomo che non ammette ciò che provoca, resta soltanto una certezza: certi desideri non si fermano, si consumano. E bruciano fino all’ultimo respiro.