Recensioni Da parte di madre

Da parte di madre di Federica De Paolis

Allegra ed entusiasta, oppure malinconica e afflitta. Bellissima e fragile, con lo sguardo appena velato da “certi pensieri soffocati”. Così Federica racconta sua madre, la “fantasmagorica mamma bionda” dai gesti istrionici, dal portamento elegante e disinvolto attraverso cui traspare, in filigrana, un’irrimediabile insicurezza. L’autrice scava nella memoria per comporre il ritratto tenero e disincantato di una donna tutta luci e ombre, e al tempo stesso un tagliente spaccato di famiglia incorniciato nell’ambiente borghese di Roma. Con il suo sguardo di figlia, tra lo struggente desiderio di emulazione e la ricerca della propria identità, osserva la madre e la decostruisce. La rivede vicino al telefono, simile a un lepidottero intorno a un fascio luminoso, a sorvegliare la segreteria in attesa della chiamata di un uomo che non l’ama davvero. La rivede regina e poi schiava dei suoi amori – amori sghembi, fatti di assenza, desiderio, euforia e negazioni. La rivede madre e donna, modello e poi gabbia da cui liberarsi. "Da parte di madre" è la storia di un legame indissolubile, di scelte sofferte, della vita che ti prende e ti trascina via ma alla fine ti riporta lì dove tutto ha avuto inizio: la prima casa, tua madre.

Proposto da Giancarlo De Cataldo al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«È la storia dell’amore imperfetto di una madre per una figlia, e dell’amore spaventato di una figlia per una madre alla quale teme di assomigliare ogni giorno di più. Perché è proprio questa progressiva immedesimazione la radice di ogni disagio, e nello stesso tempo la fonte di ogni illuminazione, dell’arduo, contraddittorio percorso destinato a traghettare un’adolescente nel caos dell’età adulta. Vorrei essere come te e vorrei essere tutto ciò che tu non sei. Non sarò né l’una né l’altra cosa, forse non sarò nient’altro che la sintesi di tutto ciò che ti e mi manca. Un’omissione. Il romanzo è in prima persona. Alterna momenti lirici, brani da classico memoir, e folgoranti squarci umoristici. Accompagna attraverso gli anni, e una tormentata analisi, l’evolversi di un rapporto che non conosce vie di mezzo, ma solo estremi: la più grande felicità, la più nera terra desolata. Nei passaggi più felici si fa strada una prepotente, ribalda ironia che si trasforma in anarchica ribellione contro gli stereotipi della fragilità e della svenevolezza. Ne deriva un ritmo che non ti dà tregua, ti sorprende, ti strappa applausi a scena aperta. Da parte di madre è un romanzo che rivela come tenerezza e sensualità non debbano necessariamente degenerare in vittimismo e svenevolezza, e come forza non sia necessariamente sinonimo di brutalità. Queste due donne hanno qualcosa di eccessivo, di irrisolto, di perturbante. Ed è per questo che le amiamo, e le sentiamo così simili a noi. Per tutte queste ragioni propongo questo romanzo. E anche perché persino un maschio, grazie a queste pagine, può illudersi di capire quelle due o tre cose in più “a proposito di lei”.»

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