“Forse”! Ecco non dovevo iniziare la conoscenza con la Loy proprio da questo sua forma di autobiografia che non mi ha soddisfatto completamente. Mi ha solo fatto intravvedere le potenzialità della sua scrittura e del suo mondo poetico. L’autobiografia è comunque interessante e vi ho ritrovato paesaggi, situazioni e personaggi storici noti. Forse mi sarei aspettata qualche approfondimento maggiore sui momenti storici da lei vissuti. Quando si è giovani forse non si è così sensibili a situazioni ed avvenimenti epocali. Lei aveva una grande voglia di crescere e di diventare indipendente. E chi non ce l’ha avuta, soprattutto in quegli anni?? Magari questa sensibilità c’è stata e si è rivelata in altre opere che non ho ancora letto!
Tra nostalgia e autoironia, la scrittrice sulle tracce di se stessa da giovane, del momento in cui una ragazza viva e un po' sfrontata, fantasiosa e passionale, cominciò a sentirsi pronta a sfidare il mondo.
Non ricordo quando e perché, a un tratto qualcosa in me si è ribellato. La mia anima soffoca in questo travestimento di 'sage jeune fille': basta foglietti e sorrisi gentili! Basta gesti composti e vestiti rigorosamente 'comme il faut'.
Questa è una storia che comincia da lontano, privata e corale al tempo stesso. Comincia da una bambina cagionevole che nell'immaginazione ha la sua forza, dai sentimenti puliti dell'età in cui tutto è nuovo e si impara a misurare se stessi. La Seconda guerra mondiale è finita, dietro le spalle la paura e la fame. E tutto può ricominciare. C'è una famiglia benestante e protettiva, c'è l'Italia che scorre davanti agli occhi. Ci sono tre sorelle e un fratello, le cuoche e le cameriere, le governanti e le insegnanti, e poi gli amici inseparabili, un disco che gira sul grammofono, i giochi, gli affetti, i segreti. Ci sono le gite in montagna, le estati irripetibili e arroventate con le scorribande sulle colline del Monferrato, i bagni nel Po. Le ore passate a fingere di studiare il pianoforte con le avventure delle tigri di Mompracem al posto dello spartito, gonne di taffetà sul corpo che cambia, un tavolo da ping pong che fa il suo ingresso in casa relegando le bambole in soffitta e scatenando pomeriggi di battaglie furibonde. Poi, dal bozzolo della fanciulla "bene", spunta un'adolescente determinata e curiosa: di nuovi luoghi, di persone dalle storie affascinanti e nebulose. E nascono anche i primi "incantamenti", a partire da quel ragazzo piú grande che assomiglia a Gregory Peck fino a quel giovane alto e squattrinato che legge Marx e la fa sentire bellissima. D'improvviso, gli appuntamenti di nascosto, le bugie al padre amatissimo, l'emozione del corpo. È da qui che comincia la vita adulta.
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173 p., f.to cm 22,5x14, copertina rigida con sovraccoperta. Nuovo 9788806227456.
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Anno edizione:2016
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Dopo essersi ritagliata una nicchia nel panorama letterario italiano con romanzi cosiddetti ‘testimoniali’, Rosetta Loy torna nelle librerie con un’opera ancor più strettamente intimista: la rilettura della propria giovinezza come un romanzo di formazione la cui trama si chiarisce solo scrivendola. Poco meno di 200pp. in cui la scrittrice romana mette ai margini la grande Storia per inquadrare la vita di una bambina e poi ragazza cresciuta in una famiglia alto-borghese, fra amici, buoni e cattivi momenti e amori. Con la consapevolezza ex post di quanto ogni evento vissuto abbia contribuito a delinearne la personalità. Embè? Vien da chiedere: tutto qui? Sì, tutto qui. Ho conosciuto molte persone anziane trascinarsi per ore in racconti personali del passato forse significativi per loro, ma per nulla dal punto di vista altrui. A meno che non ci si chiuda in una campana di vetro per 50 anni, a tutti più o meno nella vita accade qualcosa. E questo “qualcosa” potrebbe diventare oggetto di narrazione solo se fosse in qualche misura speciale. Ora, in questo libro non c’è assolutamente nulla di interessante per chiunque non sia l’autrice stessa. Solo ed esclusivamente fatti e fatterelli comunissimi, scritti e raccontati bene per carità, ma per nulla funzionali a comunicare alcunché al lettore. Un’opera di pura vanità, spacciata come romanzo di formazione ma in cui nemmeno s’intravede una ‘formazione’. Non si percepisce alcuna connessione tra la crescita della protagonista e le esperienze esposte.
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