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Un romanzo che narra con misura perfetta l'iniziazione alla vita e alla morte di due bambini investiti dalla furia della guerra.
Nel luglio del 1947 giunge nelle librerie francesi come un meteorite una sorprendente opera prima, del tutto estranea — benché a farle da sfondo sia l'invasione nazista — ai canoni imperanti della littérature de guerre di quegli anni. In Giochi proibiti, infatti, il conflitto vive unicamente nei gesti selvatici e scontrosi, negli impenetrabili occhi grigi di una bambina di nove anni, Paulette, cui le incursioni aeree hanno strappato padre e madre. E nella incantevole grazia, nel berretto nero calcato sulle orecchie, nelle rabbiose collere subito sciolte in pianto di Michel, il suo compagno di giochi. Giochi attraverso i quali Paulette e Michel, abbandonati a sé stessi da adulti inebetiti dal lavoro nei campi, ottusi e violenti, da grotteschi uomini di fede, affrontano insieme l'immane compito di farsi una ragione del Male e di elaborare il lutto della loro infanzia. Ignorato dalla critica e dai lettori e poi scavalcato dal successo della trasposizione filmica di René Clément, questo romanzo, che narra con misura perfetta l'iniziazione alla vita e alla morte di due bambini investiti dalla furia della guerra, si impone oggi più che mai per l'audacia di Boyer, per il suo sguardo insieme feroce e compassionevole – e per il radicale rovesciamento di prospettiva che suggerisce.
COME COMINCIA
La colonna si rimise in marcia a fatica, simile a un lungo lombrico. La testa avanza, la coda si ferma, la coda avanza, la testa si ferma. Appiattita contro il suolo, Paulette sollevò la testa e all’improvviso vide piedi, piedi, piedi, gambe, gambe.
Si rialzò anche lei, riprese a camminare, poi cercò distrattamente di riconoscere i piedi del padre, perché ormai era impossibile fidarsi delle scarpe. Tutti, o quasi, camminavano scalzi. Qua e là vi erano ciabatte bucate, zoccoli sparsi, ma immobili e vuoti.
Paulette osservò i piedi insanguinati: sangue rosa, sangue lilla, sangue giallastro, sangue sporco e azzurrognolo, sangue rosso papavero, rosso lampone, rosso ciliegia, rosso ribes, rosso pomodoro, rosso fragola. Paulette si morse l’indice ferocemente, tanto per vedere. Ma il dito non sanguinò. Ci furono due piccoli segni, minuscoli, violacei.«Rosso sangue» disse senza convinzione.
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