Un titolo così ve lo aspettereste tra le guide paesaggistiche: sì e no. Questo di Marinucci è un testo ingannevole, si nasconde in quella sezione, ma a buon diritto andrebbe tra i saggi: sezione storia o, meglio, antropologia. Sfruttando in una veste quantomeno insolita l'espediente del manoscritto ritrovato, come un angiologo egli ripercorre l'apparato circolatorio malato di una terra ormai malata, antropizzata, inquinata, maltrattata, inframmezzando resoconti storico-naturalistici a presunti appunti di un tecnico di laboratorio, Italo Morselli, misteriosamente scomparso. La sua figura è quasi evanescente, sembra un "genius loci" ritrovatosi decisamente per sbaglio in una dimensione che non gli è più pertinente e alla ricerca del "suo" fiume, se dovesse ipoteticamente ancora esistere, un po' come lo scrittore quasi omonimo. Eppure nell'immaginario collettivo il Fiume di Roma è uno, unico e solo: dov'è? Con un'astuta sineddoche nel titolo, l'autore parla di tutto il resto di quel sistema linfatico, "relegando" il cuore all'introduzione, forse perché il tema dell'inquinamento del Tevere è ormai abusato e non rende in maniera appropriata la dimensione del problema ambientale, della "emergenza fluviale", direbbe Marinucci. Di certo nel suo personaggio non è difficile constatare un che di autobiografico dello scrittore-reporter impegnato per l'ambiente e il territorio. Con dati scientifici alla mano, esperienze dirette sul campo e fatti di cronaca all'apparenza secondari, la sua è una trenodia disincantata eppure attiva, che ci conduce lungo alvei misconosciuti come in una processione per un dio ormai svanito, di cui rimangono a stento le effigie. Uccidere un fiume è come portare all'estinzione una specie; uccidere un fiume è anche peggio: è la morte di un ecosistema unico e irripetibile.
Guida ai fiumi di Roma. Storia, paesaggi e percorsi tra le antiche vie dell’acqua
Sappiamo quanto Roma deve al suo Tevere e quanta acqua gli viene addotta da una miriade di affluenti. Queste pagine portano a conoscere fiumi e torrenti ignorati o trascurati: luoghi dove la natura ha impresso la sua bellezza, dove la storia ha scolpito miti e leggende, dove l’uomo ha spesso lasciato offese di superfetazioni edilizie e discariche. È un vasto arco di territorio che vede sorgere, scorrere, morire un gran numero di corsi d’acqua: da quelli più noti come l’Almone, l’Arrone, il Treja, a quelli più apprezzati dai naturalisti come il Fibreno e il Mignone, e infine a quelli sconosciuti ai più come il Rio Torto, il Melfa, il Fosso Vaccina... Il libro è però anche una guida, proponendo scenari e itinerari divisi per stagioni, indicandone la più propizia all’escursione tra cammini impervi e panorami insospettati. Perciò è un invito a vedere, a gustare le ultime vestigia di passati leggendari, ad immergersi in panorami intrisi di storia, cultura, tradizione, leggenda.
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Anno edizione:2024
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In commercio dal:20 aprile 2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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LuigiAmendola 12 luglio 2024Ibrido tra guida turistica e saggio
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Brunomarricchi 11 maggio 2024guida fluviale
Come scrive l'autore il paesaggio fluviale è spesso una riserva di caccia. Gli ecosistemi devastati impunemente riguardano anche i corsi d'acqua. é un viaggio per riappropriarsi di luoghi spesso dimenticati e leggendari. Ormai dimenticati. Alcune escursioni sono facilmente percorribili.
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