K. Memorie dal futuro

Pensare al nostro futuro fa sempre un po' paura, soprattutto in questi tempi incerti e nebulosi. Immaginare cosa ci aspetta in un ipotetico mondo, anche solo tra venti o trent’anni, mette i brividi, se si ha la lucidità di analizzare il nostro presente, considerando le ossessioni e le convinzioni delle quali tendiamo a circondarci. L’autore ci trasporta con la fantasia in una città dove si è deciso, con un referendum, di bruciare i libri di poesia. Durante la narrazione però ci conduce per mano, insieme al protagonista, a capire l’importanza dei versi scritti e del saper ascoltare la propria anima, fino ad arrivare a mettere a fuoco il fatto che non possiamo proprio fare a meno dei componimenti poetici e delle emozioni che accendono in noi. I personaggi descritti sono uomini che non riescono a dimenticare cosa smuove i loro cuori, nonostante conoscano i propri sentimenti a tal punto da inventare addirittura un sistema per tenerli lontani nei momenti in cui prendono il sopravvento sulla razionalità. La vicenda, soprattutto nelle pagine finali ci regala spunti di riflessione di grande profondità. Il progresso ci fornirà di certo tanti strumenti per vivere meglio ma non potrà mai sostituirsi alla mente umana nella ricerca della bellezza e del senso ultimo della vita. E questo racconto deve stare lì, in uno scaffale della nostra libreria, per ricordarcelo. “Siamo ribelli e finché possediamo un foglio, una penna e la voglia di scrivere nessuno può farci tacere.” Grazie Fabio.