Leggere un libro di Tavcar è come sentire una sua telecronaca, e per chi, come me, ha vissuto la sua giovinezza ascoltando ed aspettando la partita di basket trasmessa su Telecapodistria, era impensabile privarmi di questo piacere. Il lettore si troverà a rivivere, nei dettagli, una vera epopea, che non ritornerà, ovvero quella di un basket fatto di fuoriclasse provenienti da uno stato che non esiste più, con origini, storie, caratteri, prospettive, completamente diverse. Un libro di aneddoti, di cronache, di storie, che ha come suo fulcro il grande amore per il basket che Sergio Tavcar sa narrare, descrivere, contagiare.
La Jugoslavia, il basket e un telecronista. La storia della pallacanestro jugoslava raccontata dalla voce di Telecapodistria
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Anno edizione:2010
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ANNA RITA PULEDDA 13 maggio 2016
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Ciro Andreotti 31 gennaio 2016
Se hai a cuore il basket. Se non ami solo quello d’oltre oceano e anzi se quando vedevi un bambino che suonava il piffero ti si apre ancora oggi il cuore, a questo punto non puoi non conoscere Sergio Tav?ar: esule istriano ma con radici slovene profonde e ben radicate, slavo sin nel midollo osseo e per convinzioni personali. Allenatore di pallacanestro per diletto e grande esperto di basket, ovviamente, slavo: seguito, inseguito e commentato con perizia e dovizia da un ingegnere per il quale se avesse dovuto scegliere a chi affidare un tiro fra Oscar Robertson e Ki?anovi? non avrebbe mai scelto il primo. Un giornalista inizialmente per caso che da sempre è fedele alla propria emittente televisiva sino a oggi, esattamente come ancorato ai ricordi della propria giovinezza cestistica fatta di un gioco meno fisico ma pieno di fondamentali ben eseguiti. In questo libro, autoprodotto con l’aiuto del collega Tommaso Manià, Tav?ar riesce a ripercorrere la storia professionale propria e di coloro che ha potuto incontrare in quattro decadi di palla a spicchi. Di come quello che inizialmente poteva sembrare un semplice passatempo, lo abbia invece cambiato per sempre trasformandolo in un oracolo cestistico per chiunque si avvicini al mondo della pallacanestro. Una narrazione in soggettiva, schietta, veloce, semplice ma appassionante, piena di nomi, date pescate in diari personali ma che però non si limita al solo basket ma che dal basket prende spunto per spiegare a chi slavo non è cosa voglia dire essere slavi: gli usi, la musica i costumi, cosa spinga questo popolo a essere perennemente in guerra contro tutto e tutti e spesso, almeno nello sport, a essere anche un esempio da seguire, almeno per l’autore. Un libro per rileggere il nostro non troppo recente passato anche mediatico, filtrato attraverso una manciata di campioni indimenticabili e di aneddoti personali del ‘Dan Peterson dei Balcani’.
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