A prima vista Thelonious Monk e Martial Solal hanno ben poco in comune. Il primo spezza il fluire della musica con uno stile pianistico rampante e grezzo; il secondo possiede la consistenza e i delicati intrecci della filigrana, un’eleganza giocosa e un incedere fluido e incalzante di idee musicali. Solal è un architetto organizzato, consapevole; Monk erige strutture bizzarre, che sorprendentemente però stanno in piedi. A unirli è soprattutto una qualità: incapaci di scendere a compromessi, non potevano essere guardati con indifferenza. L’americano, in particolare, scatenò reazioni estreme: nel 1961 spaccò in due il pubblico del salone del jazz di Berlino con una musica estrema e provocatoria. Solal nel 1959 inebriò gli ascoltatori del festival jazz di Essen, rapito e ispirato a sua volta da Oscar Peterson, che l’aveva preceduto sul palco. Guest musician, il sassofonista soprano Lucky Thompson. Monk e Solal non si conobbero mai: Monk assistette senza fiatare a un concerto di Solal a San Francisco, poi esclamò “Chi è questo stronzo?”, finì il suo cognac (doppio) e se ne andò senza dire un’altra parola.
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pg
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Supporto:Vinile LP
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Disco 1
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