Lu bbelle parla'. Tra dialetto, memoria e tradizioni - Vincenzina Cicconi - copertina
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Lu bbelle parla'. Tra dialetto, memoria e tradizioni
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Descrizione


La frenesia della vita moderna, con i suoi ritmi accelerati, spesso mette a dura prova i legami familiari e le relazioni umane. Eppure, il bisogno di sentirsi connessi agli altri resta un’esigenza profonda, insopprimibile. Riflettere su questo mi riporta a momenti preziosi, vissuti nella mia casa di campagna: il camino acceso, la legna che scoppietta, il calore che avvolge la stanza… e intorno, le voci dei nonni che raccontano storie. Voci dolci, rassicuranti, che dipingono immagini vivide, capaci di trasportarti in mondi lontani, pieni di mistero, avventura e meraviglia. Il tempo, in quei momenti, sembrava fermarsi. E mentre il fuoco continuava a bruciare, la serata scivolava via nella calma serafica di un tempo lento, condiviso. È lì, in quella magia fatta di parole tramandate, che si custodiscono le storie di vita vissuta, che il dialetto diventa rifugio, memoria e orgoglio. Un linguaggio che, con le sue espressioni colorite e la sua antica saggezza, sfida la logica e fa sorridere anche nei momenti difficili. Il dialetto non è solo un modo di parlare. È un tesoro. Un piccolo scrigno che conserva l’anima di una comunità: i suoi valori, il suo umorismo, il modo in cui affronta la vita. Sono nata e cresciuta in campagna. E questa esperienza ha modellato profondamente il mio sguardo e il mio cuore. Vivere a contatto con la terra, le stagioni, le persone semplici e sagge, mi ha immersa in un mondo ricco di storie, di insegnamenti, di comicità spontanea. Il mio ascolto, sempre attento, sempre empatico, è diventato col tempo una raccolta viva di esperienze, aneddoti e detti popolari che meritavano di essere salvati, raccontati, condivisi. Nei piccoli borghi, tra le strade di terra battuta e le panchine all’ombra, si celano veri tesori: peripezie comiche, personaggi indimenticabili (come Don Gennarì di Ancarano o Celestrò di Nereto), e una quotidianità fatta di semplicità, ma anche di profonda umanità. L’assenza di distrazioni moderne, il ritmo lento, l’intimità delle relazioni creano terreno fertile per racconti spontanei, risate genuine, momenti che restano impressi per sempre. Per questo ho sentito il bisogno di aprire questo bagaglio pieno di parole, ricordi e umanità. Non appartiene solo a me: è un bene collettivo. E andava restituito. Tratto dalla premessa: "Lu bbellë parlà, tra dialetto, memoria e tradizioni" (del circondario della Val Vibrata, in provincia di Teramo).

Dettagli

452 p., Brossura
9791282244060
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