Lucia, santa protettrice della vista, martire a Siracusa sotto Diocleziano nel terzo secolo dell'era cristiana. Se questo è certo, tutto il resto è leggenda. Che provenisse da una famiglia illustre siracusana, che, promessa sposa a un pagano, avesse fatto voto di verginità e di povertà per salvare la madre morente, che si fosse strappata gli occhi per gettarli ai piedi del fidanzato e che quest'ultimo l'avesse condannata al martirio... Raccontando la "sua" Lucia, Marie Ferranti finge grande attenzione al contesto storico e agiografico. Lascia parlare la sua fonte, tale Eliodoro Siracusano, senza interferire, ma poi, a poco a poco, svela che il suo non è che un gioco da illusionista: non ci sono fatti, non c'è una verità assoluta. Tutto, nel suo libro, è splendida finzione, un'impostura letteraria. Un'impostura, come santa Lucia, che si rivela una donna carismatica, crudele, egoista. L'agiografia si tramuta in contro-agiografia in questo romanzo che conserva il ritmo delle cronache antiche, e di Lucia non resterà che una falsa gloria, espressione emblematica della crudeltà.
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Anno edizione:2008
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