La magnificenza. Panegirico sacro...detto al Serenissimo Prencipe Cardinal di Savoia nel giorno che fondo' il Novitiato della detta Compagnia in Chieri - Emanuele Tesauro - copertina
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La magnificenza. Panegirico sacro...detto al Serenissimo Prencipe Cardinal di Savoia nel giorno che fondo' il Novitiato della detta Compagnia in Chieri
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In 8 (cm 19,5 x 26,5), pp. (4) + 28 + (8). Nelle 8 pp. finali non numerate incluse le 2 tavole con figure entro tondo incise all'acquaforte. Brossura rifatta con carta coeva con annotazioni manoscritte al contropiatto posteriore. Rara operetta di Emanuele Tesauro, ancora piu' rara a trovarsi completa delle 4 carte finali (1 bianca + 1 di testo + 2 tavole), con il panegirico sacro pronunciato in lode del cardinale Maurizio di Savoia, fondatore del noviziato dei Gesuiti a Chieri. "Fin dal terzo decennio gran parte della cultura emblematica veniva elaborata da Emanuele Tesauro, allora attivo nella Compagnia di Gesu'. Il giovane retore costruiva le basi del suo potere intellettuale celebrando la magnificenza ducale definita 'ornamento dei Prencipi' in un panegirico sacro dedicato a Carlo Emanuele I, edito per la fondazione, voluta dal cardinale Maurizio di Savoia, del noviziato gesuitico a Chieri, nel 1627. Il richiamo alla magnificenza romana ed alla sua forma simbolica, l'anfiteatro Flavio, e il confronto a favore delle magnificenze di recente fondazione sabauda, sacre e profane, consente di seguire, attraverso il testo di Tesauro, i ben piu' complessi percorsi culturali finalizzati all'allargamento del prestigio di corte ed al riconoscimento della esemplarita' della cultura moderna accanto a quella classica. In questo clima di prevalenza morale e nel culto della magnificenza si fonda l'educazione del Principe cui aderiscono 'i luminari dell'erudito cielo di Maurizio'..." (Giovanni Romano, "Figure del Barocco in Piemonte: la corte, la citta', i cantieri, le province", 1988, p. 47).

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In 8 (cm 19,5 x 26,5), pp. (4) + 28 + (8). Nelle 8 pp. finali non numerate incluse le 2 tavole con figure entro tondo incise all'acquaforte. Brossura rifatta con carta coeva con annotazioni manoscritte al contropiatto posteriore. Rara operetta di Emanuele Tesauro, ancora piu' rara a trovarsi completa delle 4 carte finali (1 bianca + 1 di testo + 2 tavole), con il panegirico sacro pronunciato in lode delcardinale Maurizio di Savoia, fondatore del noviziato dei Gesuiti aChieri. "Fin dal terzo decennio gran parte della cultura emblematica veniva elaborata da EmanueleTesauro, allora attivo nella Compagnia di Gesu'. Il giovane retore costruiva le basi del suo potere intellettuale celebrando lamagnificenzaducale definita 'ornamento dei Prencipi' in un panegirico sacro dedicato aCarloEmanuele I, edito per la fondazione, voluta dal cardinaleMaurizio di Savoia, del noviziato gesuitico a Chieri, nel 1627. Il richiamo alla magnificenza romana ed alla sua forma simbolica, l'anfiteatro Flavio, e il confronto a favore delle magnificenze di recente fondazione sabauda, sacre e profane, consente di seguire, attraverso il testo di Tesauro, i ben piu' complessi percorsi culturali finalizzati all'allargamento del prestigio di corte ed al riconoscimento della esemplarita' della cultura moderna accanto a quella classica. In questo clima di prevalenza morale e nel culto della magnificenza si fonda l'educazione del Principe cui aderiscono 'i luminari dell'erudito cielo di Maurizio'..." (Giovanni Romano, "Figure del Barocco in Piemonte: la corte, la citta', i cantieri, le province", 1988, p. 47).

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1627
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Emanuele Tesauro

(Torino 1592-1675) letterato italiano. Di famiglia nobile, gesuita, nel 1634 lasciò l’ordine in seguito a un’aspra polemica interna. Fu poi al servizio dei Savoia, dimorando per alcuni anni nelle Fiandre. Scrisse tre volumi di Panegirici (1659-60) sacri e profani, tragedie (Ermenegildo, Edippo, Ippolito, 1661), libri di storia e di morale (Filosofia morale, 1670). Ma l’opera sua più famosa è Il cannocchiale aristotelico (1654; ed. accresciuta 1670), considerato, insieme a quello di B. Gracián (Acutezze e arte dell’ingegno, 1642-48) il maggior trattato sul concettismo. In esso T. esplora con acume e dovizia di esempi l’intera gamma del parlar figurato, cercando la spiegazione della metafora nella Retorica di Aristotele e indugiando in particolar modo sulle «argutezze» e sui «concetti predicabili»,...

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