Mirgorod
Si è detto molto della raccolta di racconti di Gogol’, che porta il nome del luogo di nascita dell’autore russo, Mirgorod, “città-mondo, ovvero microcosmo di un Gogol’ già famoso, che andava sempre più autonomamente ordinando le coordinate del proprio universo interiore”. E ancora: “è un percorso obbligato da seguire passo dopo passo, racconto dopo racconto”. E infine “Mirgorod non è […] un semplice seguito delle Veglie, ma qualcosa di assolutamente nuovo, con leggi e tematiche differenti. Se Le veglie erano comunque governate dall’idea di una possibile ricomposizione degli opposti, in Mirgorod domina il criterio della separazione, dell’isolamento, e per la prima volta nella poetica gogoliana compare massicciamente il controverso motivo della delimitazione dello spazio vitale del personaggio, inteso come forma di difesa e sopravvivenza e, al tempo stesso, come sintomo di impotenza esistenziale”. Queste parole, poste nel saggio introduttivo di Serena Prina ai Meridiani dedicati a Gogol’, pongono l’accento su un elemento nuovo rispetto al precedente lavoro di Gogol’ (Veglie alla fattoria presso Dikan’ka, 1831-1832), elemento che già nel 1923 veniva in effetti sottolineato da Verdinois nella sua breve prefazione: “Una nuova nota suona qua e là in Mirgorod, una nota come di nausea del presente e di rimpianto del passato”. (dalla prefazione di Armando Rotondi)
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Anno edizione:2024
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