Il nero folletto del ponte

È strano come un momento possa cambiare la tua vita. Ricordo il giorno in cui ho ricevuto la diagnosi di cancro come se fosse ieri. Era una mattina, con il sole che filtrava attraverso le tende bianche della mia stanza, eppure, quella luce calda non riusciva a riscaldare l'angoscia che si stava accumulando dentro di me. Le parole del medico, pronunciate con un tono che cercava di essere rassicurante, risuonavano nella mia mente come un eco lontano: "Hai un tumore." All'inizio, la negazione era la mia migliore amica. Pensavo: "Non può essere vero. Non posso essere io." Ma man mano che i giorni passavano e che gli esami si susseguivano, la realtà si impadronì di me come un'ombra incombente. I momenti di solitudine erano i più duri; mi ritrovavo a riflettere su ciò che avrei potuto fare di diverso, su quanto tempo avessi sprecato ma al contempo, rassegnazione e introspezione si mescolavano in un cocktail di emozioni contrastanti. Con il passare del tempo, ho iniziato a vedere il cancro non solo come una malattia ma come un catalizzatore di cambiamenti. Ho rivalutato le mie priorità, imparato a godere delle piccole cose: un caffè sul lago, una passeggiata al parco, il profumo dei fiori in primavera. Ho iniziato a scrivere, a canalizzare le mie emozioni su carta, trasformando la paura in parole. Scrivere divenne un modo per sfuggire ma anche per esprimere tutto ciò che provavo, per dare un significato a quel dolore. Oggi, mentre guardo indietro a questo cammino, capisco che il cancro ha cambiato la mia vita ma non l'ha definita. Ho imparato a vivere con gratitudine, ad abbracciare ogni giorno come un dono. La mia storia è quella di una lotta ma anche di una rinascita e mentre continuo a scrivere questa storia, so che le pagine future saranno piene di speranza, di amore e di nuove avventure.