«Non habemus hic manentem civitatem sed futuram inquirimus» (Eb 13,14). Progettare una «chiesa provvisoria»
L'opera affronta l'attualissimo tema dell'emergenza post-catastrofe dal particolare punto di vista della necessità di edifici liturgici "provvisori" conseguente alla perdita o all'inagibilità di quelli esistenti. L'improvvisazione e l'approssimazione, che spesso informano gli interventi messi in atto per far fronte alle necessità delle comunità cristiane colpite, hanno stimolato una ricerca progettuale che, dopo un'indispensabile e approfondita analisi dei significati teologici, ecclesiologici e liturgici qualificanti l'edificio cultuale contemporaneo, propone un modello di domus ecclesiae in grado di rispondere all'urgente bisogno di luoghi di culto, ma anche di aprirsi a successivi congruenti utilizzi in forza delle più recenti declinazioni del concetto di "provvisorietà". Tutto ciò avviene alla luce delle acquisizioni del Concilio Vaticano II, filtrate dalla stringente contingenza del post-calamità che, come preziosa occasione di riflessione, permette di transign ificare il concetto di "provvisorietà drammatica" in "provvisorietà escatologica", vera e unica dimensione dell'esistenza cristiana.
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Anno edizione:2016
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