è tempo di confessare la mia ignoranza: non avevo mai sentito nominare Lewis (il primo americano a vincere il Nobel per la letteratura) e il ritrovare questo libro tra i 5 distopici da leggere nell'era Trump mi ha incuriosito. In realtà più che una anticipazione delle recenti elezioni americane mi è parso un 'cautionary tale' applicabile su più vasta scala, in tempi come il nostro in cui populismo, demagogia e razzismo stanno rivivendo periodi gloriosi, dove le differenze fra le classi sociali sono sempre più marcate ed è facile fare leva sul sentimento di rivalsa delle classi più povere e/o meno istruite. C'è la costruzione, passo dopo passo, di una dittatura degna di quelle di Hitler e Mussolini, basata sulla retorica dell'uomo forte al posto giusto, rafforzata dalla presenza di un corpo militari, abituata a contenere i ribelli in campi di concentramento (chiaramente deumanizzanti); costruzione che rimanda ad una sorta di "biologia della dittatura" e da cui nessuna nazione può dirsi completamente al sicuro
Da noi non può succedere
"Da noi non può succedere" (“It Can’t Happen Here”) è forse l’unico altro romanzo di Sinclair Lewis che ha la profondità dei suoi capolavori Main Street e Babbitt. È una grande narrazione sulla fragilità della democrazia e, allo stesso tempo, una previsione allarmante, sinistra, di come il fascismo, mascherato da populismo, possa prendere piede anche negli Stati Uniti. Scritto a metà degli anni Trenta, durante la “Grande Depressione”, quando il Paese poco si curava dell’aggressività di Hitler ed era addirittura presente un movimento filonazista, Da noi non può succedere unisce una visione satirica della politica allo spaventoso e possibile avvento di un presidente che si fa dittatore per “salvare” la nazione dai “nemici”, poco importa che si tratti di criminalità o di stampa libera. Un romanzo preveggente e scioccante, che mostra la forza della migliore narrativa americana e che oggi pare essere forse ancora più attuale di allora, non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero Occidente, dove il populismo sta pericolosamente avanzando, mettendo a repentaglio i valori costitutivi delle nostre democrazie, primo fra tutti la separazione tra i poteri dello Stato. Completa questa edizione uno scritto di Federico Rampini in cui si delinea la figura di Donald Trump, nei cui tratti e nella cui politica si possono ravvisare non pochi elementi che ricordano pericolosamente il presidente dittatore descritto in questo romanzo. Prefazione di Federico Rampini.
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Collana:
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Anno edizione:2020
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Paola Brasu 05 marzo 2017
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