Pietre viventi. I minerali nell'immaginario del mondo antico
Che cosa era una pietra per gli antichi? Le testimonianze letterarie ne rendono esplicita una rappresentazione ambivalente. Il líthos o lapis trasmette sollecitazioni concrete, come la sensazione della durezza che si addensa uniforme per la sua massa. Serrato in un esanime rigore, il suo corpo solido si mostra tenacemente fissato al suolo e questa inerzia comunica la certezza di un'esistenza immota, del tutto aliena dalle facoltà che caratterizzano gli esseri viventi. Al di là delle notazioni più tangibili, tuttavia, la pietra suggerisce anche valori traslati. La sua compagine salda è utile a definire la forza invincibile del guerriero omerico, mentre la resistenza all'azione del tempo può veicolare l'idea dell'eternità. Le immagini si susseguono numerose, non sempre però sono immediatamente comprensibili: in molti casi rivestono il minerale di requisiti estranei alla natura litica. Che dire, ad esempio, dei macigni che sprigionano un movimento inarrestabile, delle rocce che sottintendono nozioni umane come l'essere addolorati o dimentichi di se stessi o, ancora, di pietre capaci di esprimere la forza dello sguardo? Questo libro prende le mosse proprio dalla constatazione che la pietra si offre alla percezione culturale degli antichi come un'entità suscettibile di molteplici, spesso paradossali, usi metaforici.
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Anno edizione:2009
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