Un posto sbagliato per morire - Hans Tuzzi - copertina
Un posto sbagliato per morire - Hans Tuzzi - copertina
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Letteratura: Italia
Un posto sbagliato per morire
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Descrizione


Un'inchiesta in cui la personalità della vittima è la chiave per arrivare al colpevole? Succede, più spesso di quanto si creda. Mai come in questo caso, però, il commissario Melis ne sembra convinto. Manrico Barbarani: una laurea in architettura, uno studio affermato, un socio da trent'anni al suo fianco, tante amiche, alcuni affezionati nemici, una passione per l'alpinismo, due mogli, anzi: due ex mogli. E un figlio di cui potrebbe essere il nonno. Già. E tre proiettili piantati in corpo. E dove, poi! Nella più squallida delle periferie di Milano. Qualcosa però non convince Melis, a cominciare dal fatto che l'auto di Barbarani è in garage. E allora? E allora, nel sereno settembre milanese del 1981, quando già s'annunciano i toni dell'autunno, il commissario e i suoi uomini iniziano un'indagine che, muovendosi fra i luoghi del potere più o meno occulto e le feroci dispute di una difficile separazione fra coniugi, sembra condannata ad arenarsi. Fino a quando, inatteso, l'assassino colpisce di nuovo. Allora, ecco, tutte le tessere del mosaico sembrano andare lentamente al loro posto, disegnando una vicenda di grande amarezza, di grande solitudine, di grande amore. Quell'amore per il quale un uomo può persino tradire sé stesso.

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Dettagli

Tascabile
160 p., Brossura
9788833925332

Valutazioni e recensioni

  • Renzo Montagnoli

    La domanda è d’obbligo: che ci faceva lì l’architetto Manrico Barbarani, stimato professionista della “Milano bene” , in una periferia degradata, dove la notte è un brulicare di prostitute, e il cui corpo esanime è stato trovato da una guardia giurata nei pressi dell’auto-officina Privitera? La mancanza del portafoglio e di un orologio di valore lascerebbe pensare a una rapina, in cui ci è scappato il morto, ma non è stato così, come emergerà nel corso delle indagini svolte dalla squadra speciale del commissario Melis, da poco promosso a vicequestore. Questo è il primo giallo di Hans Tuzzi che ho l’occasione di leggere, autore di cui avevo apprezzato Il Trio dell’Arciduca, spy story collocata cronologicamente nei giorni che precedettero l’attentato di Sarajevo, con conseguente scoppio della prima guerra mondiale. Penso che ormai si sia consapevoli che, a fronte di tanti polizieschi scritti in tutto il mondo, riuscire a inventare una trama del tutto originale è come cercare un ago in un pagliaio e del resto la fantasia degli autori ha naturali limiti logici, oltre i quali non si riesce ad andare, e anche questo giallo non sfugge a questa regola. Del resto i narratori che sono capaci di avvincere il lettore con i loro romanzi ci sono riusciti grazie a tre elementi qualificanti: l’invenzione di un protagonista ricorrente, che abbia caratteristiche sue proprie da farlo emergere dall’anonimato, la capacità di ricreare un’atmosfera credibile e pertinente la trama, l’analisi psicologica dei personaggi. In questo compito non certo facile brillano, fra gli altri, Georges Simenon, con il suo commissario Maigret, Andrea Camilleri con Montalbano e Maurizio De Giovanni con il commissario Ricciardi. Questi autori sono per me un preciso punto di riferimento, a cui mi sono uniformato nel corso della lettura di Un posto sbagliato per morire. Dico subito che Hans Tuzzi è stato capace di concretizzare questi elementi qualificanti, anche se l’analisi psicologica mi è parsa preponderante rispetto all’atmosfera che, per certe caratteristiche, a volte rispecchia alcuni stereotipi e quindi manca di originalità. Potrebbe anche trattarsi di una mia impressione limitata al caso specifico, tanto che mi sono ripromesso una verifica leggendo altri gialli di Tuzzi, ma comunque è quello che ho subito pensato quando sono arrivato all’ultima pagina e ho chiuso il libro. A scanso d’equivoci, comunque, non é che questo giallo non sia ben scritto e avvincente, ma secondo me se l’autore avesse posto più attenzione nel porre l’accento, con originalità, sul divario fra una Milano del centro, opulenta, e una periferia squallida il risultato sarebbe stato indubbiamente migliore. La lettura è in ogni caso consigliata, perché gradevole e comunque appagante.

  • Matteo Cazzola

    Bel libro, Tuzzi è un maestro, ma attenzione: è scritto solo in piccolo, all'interno,ma è cambiato solo il titolo, il libro è lo stesso precedentemente pubblicato come "Come il cielo sull'Annapurna" per cui, verificate prima di non averlo già letto!

Conosci l'autore

Foto di Hans Tuzzi

Hans Tuzzi

1951, Milano

Hans Tuzzi, pseudonimo di Adriano Bon, è l’apprezzato autore – oltre che di saggi sulla storia del libro e sul suo mercato antiquario – dei celebri gialli ambientati a Milano che hanno come protagonista il commissario Melis: Il Maestro della Testa sfondata (2002), Perché Yellow non correrà (2003), Tre delitti un’estate (2005), La morte segue i magi (2009), L’ora incerta fra il cane e il lupo (2010), Un posto sbagliato per morire (2011), La notte, di là dai vetri (2019) sono pubblicati da Bollati Boringhieri. Con Vanagloria (2012) Tuzzi ci regala una nuova, sorprendente prova narrativa fuori dal genere giallo e con Morte di un magnate americano (2013) arriva finalista al Premio Commisso. Altri suoi libri pubblicati...

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