Prismi di identità. Alla ricerca dell'unità dell'esperienza tra analogia e analisi trascendentale. Saggio su Kant
L'approdo del cosmopolitismo kantiano rende un'inequivocabile testimonianza dell'istanza di perfettibilità insita nella genesi stessa dell'indagine critica che, quale teleologia rationis humanae, ripropone continuamente il senso di una meta aperta e perennemente in fieri. A ciò è del resto da connettere lo stesso carattere regolativo del criticismo kantiano, che, proprio in virtù di una sistematica distinzione tra piano ontico e piano ontologico, respinge rigorosamente ogni proiezione al livello della realtà di ciò che appartiene invece al livello della possibilità. Se è indubbiamente vero che Kant concede al futuro uno statuto assiologico, come tempo dell'approssimarsi umano all'ideale normativo sorretto dal Sollen, la priori storico che ne deriva risulta non dotato di una valenza costitutiva (e perciò stesso fondante), ma solo regolativa. In tal senso la saggezza kantiana riflette in maniera problematica l'esigenza di pensare l'istanza politica all'interno della svolta trascendentale non quale hortus conclusus, ma invece come razionalità teoretico-pratica aperta e disponibile per le molteplici forme dell'umana esperienza e dunque potenzialmente multiculturale.
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Anno edizione:2010
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