Il quadrifoglio di Medea
I racconti del "Quadrifoglio" di Umberto Fava somigliano a una vecchia pergamena dalla quale l'autore ha cancellato le primitive parole per sostituirle con nuove. Fava dice d'essere un amanuense, e se c'è qualcuno che non gli crede, gli mostra la penna d'oca e le dita sporche d'inchiostro. Da vecchio amanuense ha parole raminghe e perdute qua e là - sogno, attesa, Luna, amore... - superstiti parole lasciate come pro memoria sulle bianche tovaglie delle trattorie, sui rustici tavolacci delle osterie, perfino sui delicati palmi delle mani delle donne. Gli crediamo? Certo che Fava ha molti grilli e fantasie per la testa. È un "fantastico" che dice di aver visto Antigone con la pala in mano seppellire i morti delle rappresaglie durante l'invasione italiana in Grecia; di aver sentito Priamo dire "Sono tutti figli miei" rivolto ai caduti della guerra bianca sull'Adamello; di aver scorto la nave degli Argonauti scendere il Po davanti alla sua città in Ausonia; di aver incontrato per le vie della sua città una straniera, la Luna-Selene scesa sulla Terra per amore del bel Endimione; d'aver trovato le perdute ali di Icaro, d'averle provate e scoperto che sono ancora funzionanti...
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Anno edizione:2014
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