Raccolta universale delle opere di Giorgio Baffo. T. I ( - IV) - Giorgio Baffo - copertina
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Raccolta universale delle opere di Giorgio Baffo. T. I ( - IV)
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4 volumi in 8, pp. (2) + 312 + (2) di errata + (2 bianche) con 1 ritratto fuori testo inciso all'antiporta; (2) + 312 + (1) di errata + (1 bianca); (2) + 312; (2) + 312. I 4 frontespizi sono incisi all'acquaforte. Piena pelle con filetti a secco ai piatti e fregi oro ai dorsi della prima meta' del XIX secolo con qualche segno d'uso e pochi restauri ai dorsi e agli angoli. Edizione originale di questa notissima raccolta pubblicata postuma a cura di Lord Pembroke. Definita da Brunet: "Poesies obscenes en patois venitienne, elles ont, - dit - on ete imp. aux frais du Comte De Pembroke". I sonetti di questo nobile veneziano, casto nella vita ma estremamente licenzioso nei suoi scritti, fin tanto che l'autore fu in vita, circolarono sempre manoscritti. Alla sua morte comparve una prima raccolta, piuttosto incompleta, nel 1771. Questa, considerata come la raccolta piu' attendibile e completa, vide la luce a Venezia nel 1789 con falso luogo di stampa. Il giudizio dato di lui da Gamba, in "Serie degli scritti impressi in dialetto veneziano", e' quello che ebbe maggior diffusione per la costruzione dell'immagine di questo poeta, tra i piu' vivaci del suo tempo: "...Non v'ha scritto di Giorgio Baffo che non sia licenzioso, e l'autore valse a dare il suo nome ad ogni altra composizione che trovi ravvolta nel fango delle turpitudini. Vuolsi che questo gentiluomo veneziano fosse decentissimo nella sua vita civile, e tanto circospetto nei suoi famigliari discorsi... valga la sentenza del Ginguene' ch'egli parlasse come una pudica donzella ma scrivesse poi come un satiro". Piu' recentemente, di questo  misconosciuto autore si occupo' anche Piero Chiara che defini' come punto di forza dei sonetti del Baffo, oltre alla schiettezza del dialetto veneziano, il gusto del "parlar aperto, del chiamar le cose con il loro nome" mentre Pier Paolo Pasolini, in una recensione su "Il Tempo", nel 1974, scrisse: "L'ossessione erotica rende Baffo leggibile nella pagina e, al contempo, illeggibile nell'opera. In senso morale, ossia intendo con leggibilita' la possibilita' psicologica di leggere...".

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4 volumi in 8, pp. (2) + 312 + (2) di errata + (2 bianche) con 1 ritratto fuori testo inciso all'antiporta; (2) + 312 + (1) di errata + (1 bianca); (2) + 312; (2) + 312. I 4 frontespizi sono incisi all'acquaforte. Piena pelle con filetti a secco ai piatti e fregi oro ai dorsi della prima meta' del XIX secolo con qualche segno d'uso e pochi restauri ai dorsi e agli angoli. Edizione originale di questa notissima raccolta pubblicata postuma a cura di Lord Pembroke. Definita da Brunet: "Poesies obscenes en patois venitienne, elles ont, - dit - on ete imp. aux frais du Comte De Pembroke". I sonetti di questo nobile veneziano, casto nella vita ma estremamente licenzioso nei suoi scritti, fin tanto che l'autore fu in vita, circolarono sempre manoscritti. Alla sua morte comparve una prima raccolta, piuttosto incompleta, nel 1771. Questa, considerata come la raccolta piu' attendibile e completa, vide la luce a Venezia nel 1789 con falso luogo di stampa. Il giudizio dato di lui da Gamba, in "Serie degli scritti impressi in dialetto veneziano", e' quello che ebbe maggior diffusione per la costruzione dell'immagine di questo poeta, tra i piu' vivaci del suo tempo: "...Non v'ha scritto di Giorgio Baffo che non sia licenzioso, e l'autore valse a dare il suo nome ad ogni altra composizione che trovi ravvolta nel fango delle turpitudini. Vuolsi che questo gentiluomo veneziano fosse decentissimo nella sua vita civile, e tanto circospetto nei suoi famigliari discorsi... valga la sentenza del Ginguene' ch'egli parlasse come una pudica donzella ma scrivesse poi come un satiro". Piu' recentemente, di questo misconosciuto autore si occupo' anche Piero Chiara che defini' come punto di forza dei sonetti del Baffo, oltre alla schiettezza del dialetto veneziano, il gusto del "parlar aperto, del chiamar le cose con il loro nome" mentre Pier Paolo Pasolini, in una recensione su "Il Tempo", nel 1974, scrisse: "L'ossessione erotica rende Baffo leggibile nella pagina e, al contempo, illeggibile n

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Raccolta universale delle opere di Giorgio Baffo. T. I ( - IV)

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1789
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Giorgio Baffo

(Venezia 1694-1768) poeta italiano. È noto soprattutto per i suoi componimenti licenziosi in dialetto veneziano, ma scrisse anche contro la corruzione della sua città e, in particolare, del clero (Raccolta universale delle opere di Giorgio Baffo, 4 voll., postuma, 1789). Sostenne una vivace polemica in versi con Goldoni e con i goldoniani, provocata dalla rappresentazione del Filosofo inglese, che nel gennaio del 1754 contendeva il favore del pubblico a Pamela maritata di P. Chiari. Alla sua opera, attualmente oggetto di rivalutazione, si interessarono in passato scrittori come Stendhal e Apollinaire.

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