Nei racconti del ciclo pietroburghese la capitale (che all'ucraino Gogol appare come una città non russa, splendida facciata di un edificio ormai in rovina dove si conduce una vita vuota, esteriore, alienata) si fa al tempo stesso scenario grottesco e sinistro burattinaio di quella "vita vegetativa" verso la quale lo scrittore si sentì sempre attirato, in un duplice atteggiamento di compiacimento partecipe e di beffarda ironia.
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Einaudi (Scrittori tradotti da scrittori 9); 1992; 9788806573560; Copertina flessibile; 17 x 12,5 cm; pp. 317; Traduzione di T. Landolfi. ; leggerisegni d'uso alla copertina, interno ottimo;Buono (come da foto). ;«In compenso della realtà e del commercio umani che perennemente dovevano sfuggirgli, fu a Gogol' concessa un'altra, piú terribile ma ugualmente plausibile realtà: quella dei morti e dei fantasmi. Questi suoi personaggi immersi in una luce crepuscolare, lividi o torvi, amorfi talvolta o difformi, vagano tuttavia ormai per il mondo, né il mondo saprebbe ignorarli». ;
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