Racconti di uomini appesi non per forza per il collo
"Adoro le mie mani, che a volte sanno scrivere qualcosa che abbia un senso rileggere. Amo i miei lombi, che hanno più memoria di me nell'amore. Adoro essere tradito, condiviso, umiliato. Perché sono un albero. E gli alberi si curano di altro. Si mordono la lingua: avrebbero troppo da dire, e nessuno ad ascoltarli. Amo il mio lago, il mio involucro. Mi battezza ogni volta che può, mi rende Santo, come solo io so essere. Come anch'io so essere. Sono Santo. Nella mia silenziosa. Indispensabile. Vuota. Inutilità. Ecco sono finite anche le preghiere. Fate silenzio: gli alberi dormono. Il lago è prosciugato nel paradiso dei laghi, dove non ci è concesso entrare. Chi si bagna è perduto. Chi ricorda è perduto. Ricordo. Zicharon, in ebraico. Noi ricordiamo tutto. Siamo la memoria dei laghi prosciugati, del loro paradiso. Noi siamo il paradiso. Nella nostra silenziosa. Indispensabile. Vuota. Inutilità.".
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Anno edizione:2020
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