Lo scrigno di Feliciello
Lo spunto trae origine da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, che, nel racconto intitolato “Lo mercante”, immagina, nei pressi di Cascàno – un casale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta –, la presenza di tre “papute”, tre diavoletti… Centinaia di anni dopo, ne “Lo scrigno di Feliciello”, Pasquale Cominale ridà loro la vita ed ecco che, fantasia aggiunta a fantasia, i tre spiritelli, ai giorni nostri ancora stanno nella Terra aurunca: mentre, però, due fratelli sono rimasti “co’ ʼo core dinto ʼo zuccaro”, il terzo, Feliciello, giunge a Valogno, un piccolissimo borgo. Feliciello, che si vanta di essere un mazzamauriello [un “folletto, in forma d’uomo”, spiega il Vocabolario Treccani] “scortese, indisponente e molto dispettoso”, e, per giunta, maligno, perfido e malvagio, si stabilisce in casa di Dorabella Mosella e Giogiò Castaldo. E qui – dichiarato il suo amore per una “Terra fatata: Terra di miti e di leggende, di magia e di prodigi” –, tra dispetti e burle, tra idiozie ed invettive, tra lampi di saggezza, cronache sconclusionate e racconti inverosimili, il “tenero” (sic!) folletto cambia, in pochi giorni, la vita dei due “sognatori” ed il destino del paese…
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Anno edizione:2019
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