Secondo episodio della serie de “I Vampiri di Savannah” ed ultimo scritto a due mani. Ribadisco il mio scarso apprezzamento di questa saga, dovuto in primis ai seguenti motivi: mancanza di sentimento, violenza a tratti gratuita, bislacca commistione di vampirismo e riti voodoo, humour algido e tetro, schematismo nuovo mondo = vampiri buoni, Europa = vampiri cattivi. Quanto alla trama specifica di questo romanzo, di nuovo raccontato in prima persona dalle voci narranti di William e Jack, i buoni vampiri del Nuovo Mondo si vedono minacciati sia dall’arrivo inaspettato di altri loro consimili europei sia dalla diffusione in California di un’epidemia che porta alla decomposizione dei vampiri (una sorta di arma biologica innescata dai loro nemici). Da un punto di vista più personale, William si ritroverà suo malgrado a combattere coi fantasmi del passato che ritornano e ad un colossale voltafaccia nei confronti di Eleanor, mentre Jack, grazie a strani riti voodoo, sarà persino in grado di risuscitare zombie arrugginiti mentalmente. Da citare, infine, il racconto di uno dei vampiri del nuovo mondo su quali siano state le vere cause della fine della civiltà Maya, guarda caso ed in maniera molto scontata, legate anch’esse strettamente ai succhiasangue.
