Riflessioni non scontate su di un tema sensibile di grande rilevanza e significato come quello della sofferenza umana esistenzialmente percepita e vissuta. Asciutto e deciso lo stile di Eugène Minkowski in quello che in origine era un testo conferenziale, la traduzione italiana lo conserva molto bene. Complimenti alla promotrice, al curatore e al traduttore per la scelta di trasporre in italiano un testo breve ma al contempo rilevante e utile. Una piccola perla di fenomenologia e psicologia del pathos umano che mancava nel panorama delle traduzioni italiane del celebre psichiatra e fenomenologo francese.
La sofferenza umana. Aspetto patico dell'esistenza
Lo scritto di Eugène Minkowski che qui presentiamo, curato da Gianluca Valle, è stato scritto nel 1955 per una conferenza di neurologia. Il testo fu poi pubblicato nel 1963 su una rivista specializzata ed è stato ripreso di recente in una miscellanea di scritti clinici. È merito di Silvia Peronaci, che si è occupata del dolore in più occasioni, aver indicato la valenza di queste «pagine bellissime» - riprese in compendio alla fine del Traité de psychopathologie - e averne promosso la pubblicazione fin dal 2016. Con una rara e inedita semplicità lessicale, ma anche con una stuzzicante riflessività, lo psichiatra si misura col tema del soffrire, visto come un «aspetto patico dell'esistenza», come un elemento «inalienabile» e «costitutivo» dell'essere umano. Andando oltre la differenza, pure fondamentale, fra dolore fisico e sofferenza umana, egli si concentra in tutto lo scritto su quest'ultima, chiamata a ricomporre, nella deposizione del saggio di circostanza, un utile percorso. Da bravo fenomenologo, Minkowski fa una distinzione fra la «sofferenza umana», generale e collettiva, e le «sofferenze degli individui», con le diverse reazioni cui possono dar luogo, dalla nostalgia per una «perdita irreparabile» a un sospiro per i «cari tempi andati». La sofferenza, «inevitabile» e «necessaria», non ha niente a che vedere con i «vantaggi» o gli «svantaggi» di una visione utilitaristica del vivere. Né potrebbe essere, per l'autore, una mera «addizione di sofferenze». Lo sguardo del terapeuta è rivolto al futuro, verso la dimensione più importante fra quelle che caratterizzano il «tempo vissuto», visto non solo, tout court, come una pura «proiezione dei cari vecchi tempi». Questo concetto del divenire bergsoniano della vita, esposto in Le temps vécu, è alla base della sua meditazione. La sofferenza è parte integrante di questo cammino nella «breccia» che si apre «verso l'avvenire», espressione di qualcosa che ci trascende. L'uomo è fatto per «avanzare penosamente nella vita».
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Anno edizione:2020
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Antonio Di Somma 11 luglio 2022Una piccola perla di fenomenologia e psicologia del pathos umano.
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