Prefazione di Massimo Bocchiola.
Per alcuni giocoliere della letteratura, per molti autore di culto, Pynchon è lo scrittore più misterioso ed enigmatico del romanzo postmoderno americano. La storia di Mondaugen, sezione della sua opera d’esordio, V., è un racconto nel racconto, un mistero nel mistero, un riflesso nell’infinito e corrosivo gioco di specchi che percorre tutto il romanzo.
Siamo nel maggio 1922, nel Protettorato sudafricano del Sudovest, ex colonia perduta dalla Germania dopo la sconfitta nella Grande Guerra. Kurt Mondaugen, giovane ingegnere tedesco, è arrivato lì per intercettare gli “sferici”, misteriosi disturbi sonori nell’atmosfera, e spiegarne l’origine e il significato.
Ma di cosa si tratta? Per Massimo Bocchiola, traduttore e raffinato conoscitore di Pynchon, gli sferici sono “i rumori di fondo dell’eccidio, i rumori che l’uomo produce nell’atto di mutarsi in arma ultima di distruzione”.
Il presentimento del peggio percorre il racconto da cima a fondo come un brivido inspiegabile.
Perché Mondaugen è ambientato nel primo dopoguerra, quando il fascismo e il nazismo cominciano ad allungare i loro artigli sull’Europa. E Kurt Mondaugen è un tedesco che torna sul luogo del delitto coloniale, presagio di altri e più atroci delitti.
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Anno edizione:2009
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