Il suicidio, il sacrifizio della vita e il duello. Saggi psicologici e morali
In 8, pp. 225 + (1b). Firma di possesso alla sguardia. Mz. pl. coeva con fregi e tit. oro al d. Tagli marezzati. Saggio sul suicidio di questo docente di filosofia del Liceo S. Alessandro di Milano che si rivolge agli studenti dicendo loro: 'vi dimostrero' che il suicidio e' immorale anche perche' offende i piu' evidenti rapporti che ha l'uomo con se', con gli altri e con Dio; dipiu' perche' e' prodotto da cause immorali'. Il discorso appare pertanto intriso di considerazioni di carattere moralistico e religioso. Ci sono tuttavia casi in cui il suicidio non e' volontario ma causato da uno stato di alterazione mentale, dalla monomania suicida, spesso ereditaria. Ravizza si chiede quindi se sia lecito impedire il suicidio con un atto di forza e conclude che e' possibile farlo dal momento che si tratta di 'un atto altamente immorale [...] Abbiamo il diritto di prevenire anche colla forza il suicidio non solo quando questo sia l'effetto d'un'alienazione mentale, ma anche quando si commetta in istato di riflessione e di liberta''. La parte finale e' riservata all'analisi della pratica del duello considerata immorale ed ingiusta perche' si tratta di una volontaria esposizione ad un evidente pericolo di morte. E' inoltre 'la probabile uccisione d'uno che in nessun caso, provocante o provocato che sia, puo' chiamarsi un ingiusto aggressore'. Ravizza, laureato in Legge, dal 1838 insegno' Filosofia nel Liceo S.Alessandro (ex Scuole Arcimbolde, futuro Liceo Beccaria). Amico di Cesare Correnti, collaboro' al 'Politecnico' di Carlo Cattaneo.
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In 8, pp. 225 + (1b). Firma di possesso alla sguardia. Mz. pl. coeva con fregi e tit. oro al d. Tagli marezzati. Saggio sul suicidio di questo docente di filosofia del Liceo S. Alessandro di Milano che si rivolge agli studenti dicendo loro: 'vi dimostrero' che il suicidio e' immorale anche perche' offende i piu' evidenti rapporti che ha l'uomo con se', con gli altri e con Dio; dipiu' perche' e' prodotto da cause immorali'. Il discorso appare pertanto intriso di considerazioni di carattere moralistico e religioso. Ci sono tuttavia casi in cui il suicidio non e' volontario ma causato da uno stato di alterazione mentale, dalla monomania suicida, spesso ereditaria. Ravizza si chiede quindi se sia lecito impedire il suicidio con un atto di forza e conclude che e' possibile farlo dal momento che si tratta di 'un atto altamente immorale [...] Abbiamo il diritto di prevenire anche colla forza il suicidio non solo quando questo sia l'effetto d'un'alienazione mentale, ma anche quando si commetta in istato di riflessione e di liberta''. La parte finale e' riservata all'analisi della pratica del duello considerata immorale ed ingiusta perche' si tratta di una volontaria esposizione ad un evidente pericolo di morte. E' inoltre 'la probabile uccisione d'uno che in nessun caso, provocante o provocato che sia, puo' chiamarsi un ingiusto aggressore'. Ravizza, laureato in Legge, dal 1838 insegno' Filosofia nel Liceo S.Alessandro (ex Scuole Arcimbolde, futuro Liceo Beccaria). Amico di Cesare Correnti, collaboro' al 'Politecnico' di Carlo Cattaneo.
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