Una lucida ed esaustiva analisi delle ragioni fondamentali per cui la rivoluzione americana, intesa come ricerca della felicità, ha avuto pieno compimento rispetto alla rivoluzione francese. L'autrice si sofferma sulle differenze istituzionali e politiche tra le due rivoluzioni: il passaggio a mio avviso fondamentale è rappresentato dal contesto istituzionale in cui si sono svolte e realizzate. Da una parte, in America, la Monarchia parlamentare, e dall'altra, in Francia, l'Assolutismo monarchico. Un libro da leggere e approfondire che permette a noi europei di scrollarci di dosso la storiografia di parte, che ha fatto, nel corso di più di due secoli, della rivoluzione francese un 'totem' culturale. L'autrice ci introduce ad una spiegazione alternativa dei concetti di Eguaglianza, di Fraternità e di Libertà propinateci da quel fatidico 14 luglio 1789.
Sulla rivoluzione
Nell'opera di Hannah Arendt, "Sulla rivoluzione" occupa una posizione centrale, insieme riflessione teorica ed esperienza morale della sua piena maturità. In questo libro, confluiscono i motivi fondamentali della sua ricerca e appare in tutto il suo significato l'idea alla quale è rimasta fedele tutta la vita, secondo cui la sola ragion d'essere della politica è la libertà, e suo compito è produrre situazioni che ne allarghino gli spazi, cioè produrre istituzioni e corpi politici "che garantiscano lo spazio entro cui la libertà può manifestarsi"; la politica fallisce invece allorquando per scelta o costrizione sia portata a deviare da questa strada. Di qui il giudizio sul sostanziale fallimento delle due rivoluzioni francese e russa e sulla sostanziale riuscita della rivoluzione americana, la prima delle rivoluzioni moderne. Il senso profondo del libro sta nella coraggiosa rivendicazione dell'autonomia della politica (e, in polemica con Marx, del primato del pensiero), nel suo martellante richiamo alla responsabilizzazione individuale e alla socializzazione, ma istituzionalizzata, del potere, spinta fin quasi a toccare i confini di un antistatalismo libertario, nella perseveranza a individuare e combattere il mito ricorrente della violenza, la cui inevitabile conclusione è stata ogni volta il terrore, la deviazione e la fine della rivoluzione, la disfatta in primo luogo degli ideali in nome dei quali era stata iniziata.
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Collana:
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Anno edizione:2009
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GIUSEPPINA SELLERI 11 dicembre 2017
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