Il teatro dell'assurdo - Rino De Rienzo - copertina
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Il teatro dell'assurdo
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Descrizione


"Questi racconti, scritti anni fa, in cui metafore e allegorie si frammischiano in uno stile unico e irripetibile, funambolico e demenziale del tipo di 'Tropico del Cancro' e 'Tropico del Capricorno' del grande Henry Miller, costituiscono una sfida all'abusato linguaggio pregno di retorica e ipocrisia di testi pretenziosi e noiosi. I testi di buona parte di questi racconti sono ricchi di un periodare concitato, mozzafiato e denso di elementi thriller e sessualeggianti in cui spesso brillano per l'assenza punti e virgole e tutta l'altra punteggiatura, inutile orpello ad un linguaggio moderno e astruso, indecente e libero da compromessi e gravami di questa società conformista e omologata. Una gioconda verve di buona parte di questo libro dà luogo a forme di divertentissimi intrighi di linguaggio e di situazioni grottesche riscontrabili spesso anche nella vita di tutti i giorni."

Dettagli

12 dicembre 2016
210 p., Brossura
9788892634596

Valutazioni e recensioni

  • Anna Lombardi

    Ultima pagina 207: sto pensando, dopo aver letto “Il teatro dell' Assurdo” di Rino de Rienzo, a “Le città Invisibili”, di Italo Calvino, letto un po’ di tempo fa, a quant’analogia, seppure in forma diversa traspare tra i due e allo sforzo di entrambi gli scrittori nella ricerca di città, società, ambienti, più serenamente e seriamente vivibili. I due Romanzi si specchiano sia pure in epoche diverse, in itinerari che procedono verso disordini e miserie sempre maggiori, ove in Calvino, assumono una forma invisibile, nel senso dell’immaginario e in De Rienzo, l’assurdo, nel senso dell’inaccettabile concreto. In entrambi quel pessimismo e nichilismo (affrontato dal De Rienzo con grande ironia), nelle grette relazioni sociali ma che, proprio per questo, conducono entrambi gli scrittori alla ferma volontà di RIPORTARE LA POLIS, ad una forma di città IDEALE, invitano ad uscire dal Caos delle tante città (in Calvino) e ad abbandonare il Teatro dell’Assurdo (in De Rienzo). Mi rimandano a quella “malapolitica” sempre attuale, che non si dedica AFFETTIVAMENTE alla sfera sociale e vede il popolo come massa enorme quiescente di elettori che si adattano a misure del tutto antisociali perchè, i soliti volponi della politica, esercitano il potere con la sola preoccupazione di mantenere i propri privilegi, assicurandosi la solita sopravvivenza e autoprotezione ed escludendo i problemi della polis, bivaccando nella malapolitica. Testi che aiutano a riflettere sulla incapacità nei secoli di pensare ancora, fermo restando, la speranza, che è sempre l’ultima a morire, ad una CITTÀ IDEALE, che si possa realizzare mentr’aleggia nell’aria sempre la solita tiritera, con un domani più penoso dell’oggi tra “le città invisibili” e i personaggi sempre più mascherati in un “Teatro dell’Assurdo”!

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