Attraversando l’intera opera di Sepùlveda, questo libro è capace di fornire un quadro d’insieme sul suo lavoro letterario e sulle tematiche ricorrenti. Il tema che forse più di ogni altro riecheggia in queste pagine è la lotta ai regimi, la resistenza, la vita sotto questi governi, la violenza dell’uomo e della vita. Ma nei suoi racconti c’è sempre dell’altro, e si ha l’impressione che una porta resti aperta. E non quella sul retro, o un balcone laterale. Molte storie narrano di amori che si riafferrano nel tempo per non agguantarsi mai, di passioni di una sola notte, di dolori per un’assenza. È la porta principale che nei racconti di Sepùlveda resta aperta.
"'Dopo aver buttato via moltissimi racconti che mi sembravano scritti da un secondo Cortázar, meno bravo di lui, mi decisi a raccoglierne alcuni in un libro' mi disse Sepúlveda una sera a Gijón. 'E lì imparai che il genere che più mi piaceva, quello in cui mi sentivo più a mio agio, era il genere più difficile: il racconto breve. Quando scrivi un romanzo, a volte può succedere che i personaggi ti sfuggano per un po' di mano, e va benissimo, a patto che poi tu riesca a recuperarli e a ricondurli sul sentiero prestabilito. Nel racconto, non può accadere neanche questo, non ne hai il tempo e la possibilità, eppure in quel genere mi sento a mio agio perché la sfida è terribile: il racconto è narrazione pura.' Ed è forse nel racconto che Sepúlveda dà il meglio di sé, grazie al suo gusto per le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa. Avere sotto mano, in un unico volume, tutte le sue narrazioni brevi consente dunque al lettore di apprezzare ancora meglio queste sue virtù, viaggiando con maggiore comodità nei suoi microuniversi che si svolgono negli scenari più remoti e diversi, dalla Patagonia al Nicaragua, da Amburgo al Cile. Percorrendo d'un fiato questi paesaggi, ci si renderà anche conto dell'evoluzione dell'autore cileno, fino ai racconti più recenti, in cui la voce di Luis Sepúlveda diviene inconfondibile e imperiosa come un marchio di fabbrica." (Dall'Introduzione di Bruno Arpaia).
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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MAURIZIO VICEDOMINI 23 novembre 2016
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M.PAOLA CONTI 19 giugno 2014
Sepulveda mi affascina sempre con i suoi racconti; sono dei bellissimi viaggi in una cultura altra a me non molto familiare, e per questo stimolanti; ma anche un viaggio nello spirito umano.
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MARIO D'ANDREA 09 maggio 2012
Bruno Arpaia, curatore di questa raccolta di racconti di Luis Sepùlveda, ha con lui collaborato, in passato (2002), nel bel testo di conversazioni “Raccontare, resistere” ed è profondo conoscitore ed interlocutore del “nostro”. Questa raccolta va raccomandata, a mio avviso, per almeno tre buoni motivi. Il primo consiste nel proporre in un unico volume la produzione di Sepùlveda nel contesto dei racconti in cui, spesso, il codice di lettura si differenzia da quello del romanzo. Anche per chi, come me, custodisce le edizioni originali dei vari volumi da cui i racconti sono tratti, la possibilità di disporre di un unico tomo è fonte di semplificazione, utilità e gioia. Il secondo, forse il più importante, consiste nella possibilità offerta a chi non conosce così a fondo l’opera del Sepùlveda narratore di racconti, di disporre di una “quasi” opera omnia e di poter apprezzare le sfumature, i codici stilistici, la gamma di universi, le fascinazioni che la caratterizzano. Il terzo, prettamente rivolto agli aficionados, consiste nel “dono” di prendere tra le mani il volume, scegliere a caso, oppure andare alla ricerca del riferimento specifico, un racconto e viaggiare con la mente ricordandosi di tutto ciò che esso ha rappresentato mentre lo si leggeva la prima volta (a partire dal 1997!). Va da sé che si tratta anche di una operazione commerciale (gli inediti sono solo sei e del tutto marginali), ma questa volta la benevolenza è dovuta: per l’amore, la complicità, il senso di identificazione con il “compagno di strada” Luis Sepùlveda!
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