Roth non delude mai, anche se è nei suoi romanzi più ponderosi che dà il meglio di sé (ed è questo l'unico motivo per il mio rating inferiore al massimo). In questo caso il tema centrale è di nuovo quello del decadimento, del declino: il grande attore che scopre, un giorno, di non sentirsi più in grado di affrontare il palcoscenico. Il dramma, per sintetizzarlo con le parole di Roth a pag. 6: "La cosa peggiore era che vedeva il proprio crollo con la stessa lucidità con cui si vedeva recitare. La sofferenza era atroce, e tuttavia lui dubitava che fosse genuina, il che la rendeva anche peggiore." E, poco più oltre: "Quando reciti la parte di uno che sta crollando, la tua interpretazione ha un ordine e una coerenza; quando la persona che vedi crollare sei tu, e quella che stai recitando è la tua fine, e tutta un'altra cosa, una cosa spaventosa e terrorizzante." Humbling è la storia di come il grande attore affronta e risolve il dramma del proprio blocco: e Roth conduce la storia da quel classico che è, facendoti vivere la tragedia non meno che gli aspetti ironici o persino grotteschi e beffardi del crollo di un grande. A margine, una osservazione sul fatto, assai pubblicizzato, che Humbling si è guadagnato la nomination per la peggior scena di sesso delle recente letteratura. Secondo me una nomination del tutto immeritata, salvo che da chi non ne abbia compresa la piena funzionalità rispetto alla narrazione oppure da chi intenda sollevare, del tutto a sproposito, una questione di political correctness nei riguardi di una pretesa ortodossia lesbica.
Tutto è finito per Simon Axler, il protagonista del nuovo conturbante libro di Philip Roth. Simon, uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ha superato i sessant'anni e ha perso la sua magia, il suo talento e la sua sicurezza. Quando sale sul palcoscenico si sente un pazzo e si vede un idiota. La sua fiducia nelle proprie capacità è evaporata; s'immagina che la gente rida di lui; non riesce più a fingere di essere qualcun altro. "E scomparso qualcosa di fondamentale". La moglie se n'è andata, il pubblico l'ha abbandonato, il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena. In questo atroce resoconto di un'inspiegabile e terrificante autodistruzione, emerge il contraltare di un insolito desiderio erotico, certo una consolazione in quella vita spogliata di tutto, ma tanto rischiosa e aberrante da frustrare ogni speranza di conforto e gratificazione per puntare dritto verso un finale ancora più cupo e rovinoso. In questo lungo viaggio verso la notte, raccontato da Roth con l'inimitabile urgenza, bravura e serietà di sempre, tutti i mezzi che usiamo per convincerci della nostra solidità, tutte le rappresentazioni che nella vita diamo di noi stessi - talento, amore, sesso, speranza, energia, reputazione - vengono messi a nudo.
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Anno edizione:2010
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CARLO TURCO 07 settembre 2010
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La scrittura di Roth è sempre diretta, energica, raffinata. Nell'inquietante viaggio che accompagna Simon Axler, il protagonista di questo libro, da una incapacità di recitare ad una vera crisi esistenziale, si scoprono tutte le fragilità di un uomo che cerca di nascondere, principalmente a se stesso, attraverso la costruzione di un'immagine stereotipata e ormai fuori luogo, quasi grottesca, ciò che è in realtà: un uomo finito. Axel affida la sua intera esistenza nelle mani di una donna molto più giovane e dai gusti sessuali incerti. L'epilogo è la normale conseguenza dei fatti, in fondo non è certo da Roth che ci si può aspettare un finale ottimistico.
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