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La professoressa Watt, che con scarsa autopercezione si qualifica come "icona nella conoscenza della Moda", propone con questo suo pezzo editoriale una sequenza ciarliera di inutili, ripetitive, talora anche bizzarre, notizie su Elsa Schiaparelli, di quelle per intenderci che nemmeno i rotocalchi che le parrucchiere mettono a disposizione delle loro clienti possono offrire. Cita omettendo fonti e note; enuncia concetti che mai spiega; pare allergica agli inquadramenti storici, salvo notiziuncole talmente vaghe da risultare soltanto frivole; si improvvisa clinica diagnosticando depressioni a riguardo di Elsa Schiaparelli o peggio si perde, e con lei chi deve leggere, in bislacche e non necessarie considerazioni sul riscatto della stilista; taglia i panni a grandi artisti come Bérard, per fare solo un esempio, liquidandoli come oppiomani, fragili e pure un poco pedofili; alla fine e nonostante tutto sorprende ancora con ricostruzioni di sua mera fantasia, mai documentate, le ragioni della bancarotta della Maison Schiaparelli. In buona sostanza, chi vuole conoscere Elsa Schiaparelli eviti di affidarsi a quest'opera la cui malafede é svelata dal fatto che la professoressa scrive per la rivista "Vogue" ed il lavoro in questione fa parte di una collezione di monografie ruotanti attorno a "Vogue": il disegno sottostante, in altre parole, é di incensare questa rivista e cantarne i meriti. Ma la superficialità o fatuità di questa giornalista é tale che nemmeno si rende conto della pessima figura che fa fare alla rivista stessa nelle sue pesanti responsabilità sul destino di grnandi stilisti. Oltre a ciò, la veste tipografica é pessima: figure e fotografie di cui ci si dimentica di inserire le didascalie,i errori di scrittura o di stampa abbondano al punto da chiedesrsi se l'editore abbia avuto a disposizione correttori di bozze; per leggere le didscalie occorre una potente lente di ingrandimento perché la pagina patinata e il carattere non marcato le rendono illeggibili. Non una sola delle universali regole tipografiche cui qualunque saggista é vicolato viene rispettata. Ben si intenda: é più che lecito comporre una letteratura divulgativa, ma comunque nel rispetto documentaristico, scientifico e di scrittura. Diversamente significa prendere i lettori per degli idioti.
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