“Non so niente di me, non so cosa voglio fare, dove voglio andare, con chi voglio stare, cosa sarà della mia vita, per quanto potrò ancora andare avanti vivendo d’acqua”. Domande fondamentali, che non hanno mai trovato una vera risposta. Unica rotta, unica meta: 260° ovest, e non importa cosa c’è dietro, cosa ci si lascia alle spalle, o chi, conta solo raggiungere l’obiettivo. Una rotta che ci accompagnerà per tutto il libro, un viaggio che l’autore percorre non solo in termini “fisici”, ma soprattutto psicologici, in una continua esplorazione dentro se stesso, alla ricerca di soluzioni alla sua condanna. “Sono già schiavo di me stesso, della mia maledizione, del fardello che mi porto dentro. […] Credevo di essere maturato, ma sono più marcito, sono scaduto, andato a male”. Ed è una “maledizione viva” quella che si respira tra le pagine, un dolore sordo che ci accompagna capitolo dopo capitolo, facendoci sanguinare mentre leggiamo le sue avventure tra il Nepal, l’Africa e il Gran Canyon, e una più recente in Sesia, nel 2018, durante la stagione di rafting (ed è forse quella che mi ha turbato di più). Luoghi incantati, che riusciamo a toccare con mano grazie al suo stile descrittivo e coinvolgente. Talvolta ironico e pungente. Continua su Goodreads: https://www.goodreads.com/review/show/6690894407?book_show_action=false
