I personaggi di Terezia Mora sono tutti alieni. Vivono ai margini sfiorando il resto dell’umanità, attraversano le strade cittadine ma non hanno le idee chiare su dove andare, amano visceralmente ma sono anche disincantati. La scrittrice ungherese ci accompagna nel suo mondo grigio e labirintico, mitteleuropeo e claustrofobico, colmo di rassegnazione e fugaci chimere. I racconti posseggono il respiro delle novelle, dalla prosa lineare e accurata, dai ritmi blandi e posati, per svolgimenti che lasciano sempre l’amaro in bocca. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta si intrecciano sentimenti adolescenziali e sentimenti genitoriali, tutti forti e devastanti a modo proprio, in “Pesce nuota, uccello vola” si scontrano generazioni lontanissime e apparentemente inconciliabili, in “Hänsel e Gretel si perdono nel bosco” un portiere di notte e la sua sorellastra si accontentano dei ritagli di vita che avanzano dalle loro esistenze. E poi c'è Erasmus Haas che in “La questione del ghepardo” (il mio racconto preferito) prova a dare una svolta alla sua vita sfruttando la conoscenza che ha dei grandi felini.
