Il saggio esamina il rapporto tra politica e arte, dando resoconto di alcuni episodi nei quali un artista si è trovato a confronto, e per lo più a contrasto, con autorità di vario genere: papi, imperatori, principi, giudici della Santa Inquisizione, dittatori. L'intreccio tra arte e politica si è verificato in ogni periodo, ma in questo testo ci si è limitati ai tempi dell'arte moderna e contemporanea. Gli artisti sono chiamati a celebrare le res gestae di un sovrano, di un condottiero o di un eroe e questo avviene fin dall'antichità. Basti pensare alle statue degli imperatori, o ai cicli celebrativi delle varie dinastie rinascimentali: gli affreschi dedicati dal Mantegna ai Gonzaga, o l'apoteosi dei Medici inscenata dal Vasari. E più avanti la serie dei dipinti nei quali Rubens esalta la gloria di Enrico IV e di Maria dei Medici. Il sovrano, il signore, ha sempre desiderato che, a suo nome e a suo favore, l'artista desse testimonianza della potenza acquisita, fosse essa conseguenza di un diritto o fosse frutto di sopraffazione. Negli ultimi due secoli sono le autorità, governative o municipali, piuttosto che i sovrani, a chiedere agli artisti di dare conferma del loro buon governo con opere destinate soprattutto al decoro urbano e che dovevano dare sostegno alle posizioni ideologiche e politiche delle pubbliche committenze. In certo modo lo stato si fa mecenate degli artisti.
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Anno edizione:2010
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