Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2003, Coetzee con questo libro ottiene il "James Tait Black Memorial Prize" e il "Geoffrey Faber Memorial Prize". In effetti si capisce subito che il libro vale: è scritto magistralmente, una scrittura fluida e molto intensa. Il protagonista è un magistrato, che scrive in prima persona e racconta un anno cruciale della sua vita nella città di frontiera in cui vive da molto tempo. Non si conosce il periodo, non si conosce il luogo e nemmeno il nome del protagonista. Ma subito si entra nella storia, che ho trovato drammaticamente attuale: in città aleggia una paura incondizionata nei confronti dei "barbari", una popolazione che nessuno sa bene da dove arrivi nè tantomeno da chi sia composta. Tale paura porta gli uomini di potere a sostenere posizioni di chiusura verso il prossimo e ad iniziare una vera e propria caccia alle streghe. Il nostro magistrato vive da subito un risveglio di coscienza e si oppone alle decisioni dell'Impero. Questa sua presa di posizione lo porterà all'incarcerazione e alle torture. Un libro davvero forte, che scuote e fa riflettere.
Aspettando i barbari
Grande successo in tutto il mondo anglosassone, Aspettando i barbari ha vinto nel 1980 il Cna Prize, il piú prestigioso riconoscimento letterario del Sudafrica.
«Un vero evento letterario» – The New York Times Book Review
«Una storia di profonda bellezza, chiarezza ed eloquenza, che raggiunge a tratti una nobiltà biblica» – Chicago Tribune Book World
Per anni, il magistrato si è concentrato su poche, piccole cose quotidiane: l'amministrazione giudiziaria della sua cittadina di frontiera durante il giorno, la lettura dei classici la sera, gli scavi archeologici nel tempo libero. Per anni, ha applicato la legge senza mettere in forse la propria fedeltà all'Impero, senza consentire ad alcun dubbio di turbare le sue serate con gli amici, le sue notti con le prostitute. Per anni. Finché i barbari non cominciano a premere lungo la frontiera – o almeno, cosí dicono nella capitale; finché due di quei barbari non vengono catturati e torturati. Il magistrato, all'improvviso, si trova a confrontarsi con la realtà: con la violenza, con il pregiudizio, perfino con l'amore. E da suddito dell'Impero si trasforma in nemico, da giudice in imputato – senza mai avere la certezza di battersi per una causa giusta, o di resistere a una causa ingiusta: «Qualcosa mi ha guardato dritto in faccia e io ancora non la vedo».
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Anno edizione:2016
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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CELESTE DEGL'INNOCENTI 29 novembre 2017
Non è un mistero che Coetzee sia uno scrittore complesso, a tratti filosofico ed accademico. In questo caso è chiaro fin dal titolo di cosa si voglia parlare: imperialismo e post-colonialismo. Un funzionario innominato di un innominato Impero, in un'epoca indeterminata, si barcamena come meglio può tra un'attesa che ricorda - inevitabilmente - Il deserto dei tartari, e la violenza insita nell'atto stesso della colonizzazione, cercando in ogni modo di trovare un equilibrio tra il senso di colpa e quello di giustizia. Gli uomini e donne che abitano la narrativa di Coetzee sono imperfetti, stratificati e complessi fin nei minimi dettagli e questo funzionario ne è forse l'esempio più riuscito: così docile e resiliente ma debole e indeciso al contempo. Come solo il premio Nobel riesce a fare, questo romanzo breve tocca tantissimi temi che sfortunatamente non diventeranno mai datati con uno stile fluido e pungente; è pur sempre uno dei pochi scrittori che obbliga il lettore ad interpretare ciò che sta leggendo.
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GIUSEPPE IACOLARE 10 giugno 2009
Semplicemente...meraviglioso!Ho letto quasi tutti i libri di Coetzee ma devo ammettere che questo è tra i migliori insieme a "Vergogna".
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