Sul settimanale satirico “Candido” del gennaio del 1954 apparvero due lettere risalenti al gennaio di dieci anni prima, firmate da Alcide De Gasperi, e con le quali si esortava gli angloamericani a bombardare Roma, con il preciso scopo di provocare l’insurrezione del popolo insieme ai gruppi di patrioti. Si può ben comprendere la potenza distruttiva di una simile notizia, considerato che Alcide De Gasperi era all’epoca eminente esponente della Democrazia Cristiana ed ex Presidente del Consiglio. Ne nacque una polemica furibonda, che interessò anche altri giornali; alla base c’era una domanda, alla quale nessuno sembrava in grado di rispondere, e cioè se effettivamente De Gasperi avesse sottoscritto quelle lettere. Apparve del tutto logica la querela sporta da De Gasperi, che negò decisamente di averle scritte e sottoscritte, e a decidere fu chiamato il Tribunale di Roma, il quale sentenziò che si trattava di un falso e senza necessità di ricorrere a una perizia grafologica, sulla base di elementi di certezza che non la rendevano necessaria. In particolare non si riusciva a capire come lettere inviate agli alleati, a uno in particolare che non aveva titoli per riceverle, fossero finite nelle mani di terzi. Con il tempo venne evidenziandosi un intricato complotto che aveva prodotto i falsi con l’evidente scopo di creare una gravissima crisi istituzionale, una sorta di colpo di stato, dietro il quale stavano esponenti dell’estrema destra fascista. La vicenda è intricata, ma Mimmo Franzinelli si destreggia molto bene riuscendo a parlarne approfonditamente e in modo chiaro sulla base, come di consueto, di solida documentazione. Fra l’altro allega al suo libro una perizia della grafologa giudiziaria Nicole Ciccolo, dalla quale emerge in modo inoppugnabile la falsità totale delle sottoscrizioni.
Bombardate Roma! Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana
Sessant'anni fa il settimanale «Candido» di Giovannino Guareschi pubblicava due lettere datate gennaio 1944 e firmate da Alcide De Gasperi, in cui si esortavano gli angloamericani a bombardare Roma, affinché il popolo insorgesse insieme ai «nostri gruppi Patrioti». Il prestigioso statista democristiano aveva dunque tradito durante i mesi più tragici della seconda guerra mondiale? Com'era possibile? La polemica che ne scaturì, condotta sulle colonne di quotidiani e settimanali dell'epoca, si rivelò furibonda. Persino editori importanti come Mondadori e Rizzoli, fiutando un possibile scoop, si interessarono all'affare (in ballo sembrava esserci anche il fantomatico carteggio Churchill-Mussolini), con l'unico risultato di rimetterci parecchi milioni di lire in caparra. C'era una sola domanda a cui nessuno sembrava rispondere in maniera convincente: De Gasperi le aveva davvero scritte, quelle lettere? A decidere, nell'aprile del 1954, fu il tribunale di Milano. La sentenza - pur rinunciando alla perizia grafologica -; sancì la falsità delle missive e Guareschi fu condannato a un anno di reclusione. Il noto scrittore e vignettista, indignato dalla «sentenza politica», si considerò vittima di un'ingiustizia, rinunciò a ricorrere in appello e varcò le porte del carcere: sopporterà con fierezza la pena, ma ne uscirà indelebilmente segnato. La vicenda scosse in maniera profonda anche De Gasperi, costretto a difendersi di fronte all'opinione pubblica da un'accusa così infamante. Demoralizzato e debilitato, il segretario della Democrazia cristiana si spense il 19 agosto 1954. Grazie alla scrupolosa analisi di una vasta documentazione inedita (conservata negli archivi di Alcide De Gasperi, di Giovannino Guareschi e di Giorgio Pisanò), Bombardate Roma! ha il merito di delineare i contorni di una vicenda ancora avvolta nel mistero, ma soprattutto di chiarire un vero «giallo della Prima Repubblica», sul quale sono state avanzate le più disparate ipotesi. L'indagine di Mimmo Franzinelli dimostra infatti l'esistenza di un «livello segreto», ossia di un piano messo a punto da un gruppo neofascista che ideò e fece costruire gli apocrifi per motivazioni squisitamente politiche. E che manovrò un certo Enrico De Toma, chiacchierato «faccendiere», ex sottufficiale delle Brigate Nere, affinché le lettere «degasperiane» avessero la massima diffusione. Caduto in un sottile, ben architettato tranello, Guareschi aveva, insomma, preso per veri degli apocrifi. Conclude il libro un saggio della grafologa giudiziaria Nicole Ciccolo, che dimostra incontestabilmente l'origine e la natura delle lettere «degasperiane», individuando gli autografi dai quali vennero ricavate e riutilizzate mediante tecnica fotolitografica - le parole servite alla costruzione dei falsi. Documentato e rigoroso, Bombardate Roma! si legge come un avvincente romanzo, nel quale interagiscono - a fianco di Guareschi e De Gasperi - personaggi noti e meno noti, dall'allora giovane sottosegretario Giulio Andreotti a Enrico Mattei, ex partigiano, deputato Dc e factotum dell'Eni, dagli esponenti del servizio segreto militare Sifar ai nostalgici della Repubblica sociale italiana. E i colpi di scena si susseguono, con il riaffiorare di ulterori scritti attribuiti a De Gasperi, utilizzati in un gioco ricattatorio e scandalistico internazionale, tra Italia e Svizzera, Francia e Brasile, di cui solo ora è possibile ricostruire la trama, i protagonisti e le vittime.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Renzo 03 marzo 2024Un’accusa infamante
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CLAUDIO OLOCCO 18 maggio 2014
Interessante e minuziosa ricostruzione di un "affaire" del 1954 oggi ormai dimenticato. Allora Guareschi, il papà di Don Camillo e Peppone, pubblicò sul Candido, di cui era direttore, due lettere che -secondo lui e quelli che gliele avevano vendute- erano originali e non false. Si sarebbe trattato di inviti di De Gasperi nel 1944 agli inglesi di bombardare Roma per far smuovere finalmente i romani e indurli a combattere i nazisti. Le lettere furono consegnate a Guareschi da due millantatori, truffatori della peggior specie, istigati da ambienti della destra fascista che ricominciava allora a rialzare il capo. E Guareschi ci cascò come una mela matura: e naturalmente, considerata la sua "testa matta" non fece marcia indietro, né chiese dopo la condanna in primo grado l'appello o la grazia. Morale: si fece più di un anno di galera, da cui uscì stremato sia dal punto di vista fisico, sia quello che era peggio dal punto di vista del morale. E non fu più lui. Il lavoro di Franzinelli documenta il lavorio dei fascisti che cercarono disperatamente di coinvolgere nelle loro fila Giovannino, dimenticando che questi -al tempo della prigionia in Germania- aveva declinato più volte le loro offerte per tornare in Italia. E fra i più tenaci protagonisti di questa idea ci furono due grandi nomi del fascismo, Almirante e Anfuso. Gli originali di quelle lettere non furono mai trovati: ma ancora adesso lavorando quanto pubblicato da Candido, si ottiene la conferma della falsità di quelle lettere, opera probabilmente di un abile falsario svizzero al soldo di potentati nazifascisti.
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