Il brigante e il generale. La guerra di Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola - Carmine Pinto - copertina
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Il brigante e il generale. La guerra di Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola
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Descrizione

Subito dopo l’Unità l’Italia si trovò a combattere una vera e propria guerra civile, quella per il Mezzogiorno. Una guerra che ebbe tra i protagonisti un brigante e un generale, Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola. Uno spavaldo erede del mondo feudale contro un baldanzoso aristocratico di spada, l’ultimo esercito dell’antico regime contro il primo esercito nazionale. Una storia che ancora oggi suscita emozioni e divide.


Sulle rive dell’Ofanto, nel Mezzogiorno italiano, un secolo e mezzo fa si svolse una grande sfida. Da una parte c’era il brigante, Carmine Crocco. Pastore, militare, bandito di professione, divenne il capobanda più famoso nelle campagne meridionali dopo il 1860. Alla guida del brigantaggio filoborbonico, sperimentò forme di guerriglia che avranno fortuna nel XX secolo, anticipandone gli aspetti politici e una organizzazione criminale su larga scala. Dall’altra parte, il generale, Emilio Pallavicini di Priola, aristocratico sabaudo, militare esperto in operazioni speciali e al comando di reparti schierati nella campagna contro il brigantaggio. L’ufficiale era parte dell’antica aristocrazia di spada e interpretò la conclusione di un processo secolare, in cui i ruoli militari passavano definitivamente ai professionisti della guerra. Nel primo decennio dell’Italia unita furono questi due uomini, lontanissimi per origine e formazione, i protagonisti più conosciuti della guerra per il Mezzogiorno. Carmine Pinto racconta le loro ‘vite parallele’ e, attraverso queste, gli episodi, i luoghi, le battaglie e le leggende, la guerra tra il primo esercito nazionale e l’ultimo dell’antico regime, fino allo scontro finale e al sorprendente epilogo delle loro esistenze.

Dettagli

11 novembre 2022
272 p., Brossura
9788858147504

Valutazioni e recensioni

  • Renzo
    I due nemici

    Occorre riconoscere all’autore di aver scritto un testo appassionante come un romanzo storico, un’opera che descrive in capitoli alternati la vita di un malvivente (Carmine Crocco) e di chi gli diede la caccia (il generale Emilio Pallavicini), per poi giungere a parlare di entrambi nelle stesse pagine quando lo scontro diventa inevitabile. Il brigante si era formato alla scuola della malavita, ma ideò delle tattiche di guerriglia che verranno applicate dai rivoluzionari del secolo successivo; il generale, formato all’Accademia militare, ma con esperienze di guerra maturate nel corso del conflitto del 1856 fra la Russia e la Turchia e i suoi alleati, fra i quali il regno di Piemonte, nonché nella seconda guerra di indipendenza del 1859, riuscì a dimostrare una straordinaria elasticità di vedute, tale da fargli adottare innovative tattiche di contro guerriglia; in pratica, se il briganti potevano contare sulla loro mobilità e sull’aiuto della popolazione, spesso imposto con la forza e con il terrore, il fare terra bruciata intorno a loro, con gli arresti preventivi di familiari e amici, e il ricorso al pentitismo, furono i motivi del successo del generale, grazie anche al concorso organico e non improvvisato delle truppe regolari, della Guardia Nazionale e dei volontari. Aggiungo che Pallavicini da un lato attuò una politica volta a rassicurare i cittadini, con episodi anche eclatanti, come pubbliche fucilazioni di briganti, e dall’altro fece in modo che la popolazione avesse analogo timore di quello provato nei confronti dei malviventi. Si trattò di una guerra spietata, spesso senza prigionieri, in cui la ferocia di alcuni briganti fu estrema, come nel caso di Ninco Nanco, luogotenente di Carmine Crocco. Vinse lo Stato, molti delinquenti furono giustiziati, altri finirono in galera, spesso a vita, come nel caso di Crocco, che anche dietro le sbarre mantenne quella sua aria di superiorità a cui teneva tanto.

  • Casus28
    Libro eccellente

    La storia del brigantaggio dell'Italia post-unitaria, delle sue dinamiche di contenimento e repressione troppo spesso non sono adeguatamente affrontate. Questo libro affronta l'argomento con rigore storico e coerenza.

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