Classico film alla Refn, in cui immagini evocative e momenti di tranquillità, spesso con un sottofondo di rilassanti melodie classiche, vengono poi scossi da insensata violenza (ma non c'è lo splatter di Drive o Solo Dio perdona). Tom Hardy interpreta la storia vera, anche se romanzata, di Bronson, un detenuto inglese che ha passato 34 anni in galera e 30 in isolamento, senza aver mai ucciso nessuno (ma comunque non lo vorrete come vicino di casa!). Infatti si tratta di un soggetto che, nel suo desiderio di fama, eccede nell'uso della violenza, spesso ingiustificata. Tom Hardy si offre generosamente al personaggio, anima e corpo, se così si può dire, date le frequenti nudità, e crea un personaggio che, anziché essere ripugnante e gretto, suscita anche interesse e simpatia, nonostante non faccia nulla per accaparrarsela. Viene raffigurato come un soggetto che recita un ruolo alla ricerca di un pubblico che lo applauda e lo ami. Nel film non c'è né condanna del personaggio né condanna del sistema carcerario, limitandosi il film semplicemente a rappresentare una storia sui generis.
