A questi libri condanno principalmente quanto sia tutto eccessivo: non direi eccessivamente perfetto – anche perché in questo sequel viene affrontato un argomento delicato e inaspettato (e in un modo che ho sinceramente trovato “rispettoso”) –, ma piuttosto eccessivamente… pretenzioso? Prevedibile? Idilliaco? Tutti uomini stupendi, dotati sopra la media, con strane filosofie di vita e inclini a diventare il migliore amico che ti sale su un aereo per correre in tuo soccorso appena la situazione lo richiede. Viene da domandarsi come mai Mia abbia aspettato che suo padre fosse in fin di vita per dedicarsi a questo lavoro… Con questo secondo trittico, poi, si inizia a percepire una certa ripetitività, sia negli eventi che nei pensieri della protagonista, che cade nei più banali cliché del caso – e rivolge il termine “sgualdrina” a ogni essere femminile intorno a lei, questo mentre presenzia ad eventi in qualità di escort. Touché. Ci sono davvero tante cose che non hanno senso… ma è questo ciò a cui mi riferivo! Non importa: non importa perché sto leggendo ‘Calendar girl’ non per trovare il senso della vita, ma perché è una serie che non ho mai avuto modo di concludere (cosa che intendo fare); e perché appena si inserisce il pilota automatico e ci si abbandona alla lettura questa riesce anche a essere piuttosto piacevole. Non dovete partire con delle aspettative: se partite con delle aspettative, state ingannando voi stessi.
