Oh Bernhard, immenso scrittore, come fare a meno del tuo linguaggio ripetitivo e martellante, della tua comicità atroce! E anche in questo libro, in cui il camminare dei due amici, Oehler e Karrer, viene spietatamente analizzato parallelamente al loro pensare, fino a svuotarli di ogni senso: come non si può che ripetere lo stesso andare avanti e dietro, continuare a entrare nello stesso negozio di pantaloni a osservare contro luce i punti radi nel tessuto, così la nostra mente si riempie di pensieri e continuamente si svuota “come un secchio di rifiuti”. Ecco, proprio la ripetizione è la cifra del libro di Bernhard, i personaggi sono costretti a ripetere fino allo sfinimento ciò che dicono, fanno e pensano, fino all’immobilità o al suicidio o alla pazzia. E anche noi, una volta entrati nel mondo di Bernhard, ne restiamo avvinti e intrappolati e non vorremmo più uscirne.
Camminare
«Mentre io, prima che Karrer impazzisse, camminavo con Oehler solo di mercoledì, ora, dopo che Karrer è impazzito, cammino con Oehler anche di lunedì ... ho salvato Oehler dall'orrore ... perché non c'è nulla di più orribile del dover camminare da soli di lunedì»: bastano poche frasi, ad apertura di pagina, a immergerci nel flusso ipnotico della scrittura di Thomas Bernhard. Ma perché, e quando, Karrer è impazzito? Forse, dice Oehler (che come molti personaggi di Bernhard è contagiato da una «micidiale tendenza al soliloquio» e al «meditare sino allo sfinimento su cose insolubili»), c'entra il suicidio dell'amico Hollensteiner – il chimico annientato dalla «bassezza» dello Stato austriaco, che «nulla odia più profondamente di chi è fuori dall'ordinario». O forse l'aver esercitato sino in fondo «l'arte di esistere contro i fatti» – di esistere, cioè, «contro ciò che è insopportabile e contro ciò che è orribile». Al momento in cui Karrer ha varcato «il confine della pazzia definitiva», Oehler ha assistito personalmente: ed è, quella che racconta con precisi, ossessivi, grotteschi dettagli, una sequenza di irresistibile e insieme tragica comicità che fa pensare a certe pagine di Kafka. In "Camminare" la prosa labirintica di Bernhard ha toccato una vetta di corrosiva perfezione.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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terepattola 15 gennaio 2023La mente è un secchio di rifiuti
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ADRIANA GAROFALO 24 gennaio 2019
Bernhard non delude mai.
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Questo è il libro in cui lo stile di Bernhard si afferma con maggiore incisività, come una sorta di "Correzione" concentrata. La sua scrittura ossessivo-compulsiva raggiunge vertici insuperabili: ti senti in trappola e se soffrissi di claustrofobia, probabilmente ti sentiresti davvero mancare l'aria. Con la sua logicità spietata, Bernhard ti spinge sempre alle corde, per poi mollare la presa appena un attimo prima del ko definitivo, ma solo per ricominciare di nuovo con ancora più forza. Autore immenso.
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