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Cinico e reale. Consiglio vivamente
Il Capitano è fuori a pranzo è un diario, una cronaca delle giornate trascorse dall'autore durante i suoi ultimi anni di vita: leggere queste pagine dà la sensazione che l'autore scriva esattamente quello che gli passa per la testa in quel preciso momento, senza filtri (tipico di Bukoswki), senza una logica predefinita e senza regole di scrittura. Ogni giorno, apparentemente uguale al precedente, gli dà in realtà l'opportunità, durante la notte, di trovarsi di fronte alla pagina bianca, che gli lancia l'ennesima sfida. I temi che si susseguono in queste pagine sono un po' diversi da quelli tipicamente approfonditi dall'autore. Infatti ci racconta delle ore all'Ippodromo, visto come "microcosmo", luogo in cui passare le giornate e osservare il Genere Umano, da lui descritto e deriso col suo sereno cinismo. Affronta il tema della morte e del tempo, su i quali si sofferma a pensare, come è tipico di chi sa di averne ancora poco a disposizione. Ma soprattutto ci parla della scrittura, la sua urgenza di scrivere viene rimarcata più volte nel libro, come fosse ormai la sua unica ragione di vita: "l'unica cosa che contava era il verso successivo. E se il verso successivo non usciva ero morto, anche se, tecnicamente, ero vivo".
Diario che il poeta tenne poco prima di morire, tra l’estate del 1991 e l’inverno del 1993, si tratta di appunti in cui, senza filtri, scrive di tutto: dello scorrere del tempo, della vita, delle corse dei cavalli (di cui era follemente innamorato), del bere e della scrittura, delle donne, della morte, della vecchiaia, di persone stupide che si sono lasciate coinvolgere nella vita, e del perché ha scritto questi appunti negli ultimi anni della sua vita. Il tutto condito dal suo cinismo e dalla sua ironia.
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