La colonia felice. Utopia lirica
La colonia felice apparve nel 1874 per Natale in duecento copie. Carlo Dossi definì l'opera "un romanzo giuridico". La Patria esilia una tribù di galeotti in un'ignota terra frammezzo al mare. Preferendo valersi, ringuainata "l'addentellata spada della sempre-iniqua Giustizia", di "quella Ingiustizia pietosa, che ha nome Clemenza". Un atto di liberalità che ha, insieme, il respiro di un'autocritica (Sua Maestà riconosce come la stessa Patria sia rea dei delitti via via compiuti, non avendo saputo o voluto medicare la miseria che li ha nutriti). In un ventennio questa Utopìa lìrica ebbe sei edizioni. L'ultima preceduta da una "Diffida". L'autore, influenzato dalle teorie di Cesare Lombroso, aveva accantonato l'illusione che il criminale sia redimibile. Altro l'insegnamento della scienza, della psichiatria, della chimica orgànica, della statistica criminale: "L'uomo malvagio non è correggibile". Perciò "la mia Colonia felice è uno spropòsito, un errore - errore di crosta e di mòllica".
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Anno edizione:2025
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