«Con regolata indifferenza, con attenzione costante». Potere politico e parola stampata nel Granducato di Toscana (1814-1847)
I libri fanno scoppiare le rivoluzioni? È un quesito che molti storici, da Daniel Mornet a Robert Darnton, si sono posti. Di sicuro, le monarchie assolute della Restaurazione nutrirono la convinzione che dalla parola stampata potessero derivare quanto meno delle serie preoccupazioni. La censura preventiva, infatti, fu una prerogativa sovrana comunemente esercitata in quei contesti istituzionali. Nonostante ciò, il tema della vigilanza sulla produzione e sulla circolazione libraria nella prima metà dell'Ottocento non ha ricevuto fino ad ora grande attenzione specifica da parte degli studiosi. Le poche ricerche disponibili si limitano, in linea di massima, a ribadire l'uso della censura come strumento di mero controllo dell'opposizione politica, senza scendere nel dettaglio del suo concreto funzionamento. Grazie a una vasta mole di fonti primarie, questo volume cerca di far luce su questioni poco o nulla considerate, analizzando le norme, gli uomini, i princìpi e la prassi della censura preventiva e della polizia del libro in una delle realtà editoriali più dinamiche dell'Italia preunitaria.
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In commercio dal:11 gennaio 2016
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